Brexit: Londra Va Verso Il Disastro (E L’Europa ?)

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Per quanto sia facile farsi prendere dal panico di fronte ad un evento così poco atteso come l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, in questo post cerchiamo di chiarire alcune cose sulla questione

Ai mercati non piace la confusione e l’incertezza, occorre dunque che i mezzi di informazione dicano realmente come stanno le cose quando si parla della fantomatica Brexit, o l’instabilità finanziaria prenderà il sopravvento anche e soprattutto in paesi come Italia e Spagna.

Chiariamo alcune cose, ci scusiamo per il cinismo impiegato in alcuni passaggi, ma qui si parla di economia e non della fata turchina.

1) Qual è il ruolo dell’UKIP di Nigel Farage nel referendum sull’uscita del Regno Unito dall’UE ?

Innanzitutto, smentiamo una cosa che abbiamo sentito dire a più riprese da molti: Nigel Farage e l’UKIP (per quanto ad uno possano fare schifo i nazionalisti e razzisti) non sono stati i fautori del referendum. Se davvero il Regno Unito lascerà l’Unione Europea (e dopo spiegheremo come questo non sia affatto scontato), sui libri di Storia verrà scritto che questa situazione si è creata da un autogol clamoroso del primo ministro britannico David Cameron. Fu lui, infatti, ad annunciare nel 2013 il referendum in questione. Questa scommessa incredibilmente rischiosa voleva essere un’arma per combattere l’UKIP: la razionale aspettativa di una vittoria dei “remain” alle urne avrebbe indebolito Farage e i suoi, rilanciando la popolarità di tutte le forze politiche moderate. L’errore che Cameron ha fatto è quello di aver passato il 90% del proprio tempo a criticare duramente l’Europa, affermando però di voler restare nell’Unione Europea. Evidentemente l’atteggiamento del premier (che probabilmente ha vinto le ultime elezioni cavalcando la promessa del referendum) ha avuto lo stesso effetto che si ha quando si getta benzina sul fuoco, e a giocare con il fuoco ci si può bruciare facilmente. Cameron aveva altre armi a disposizione per frenare l’UKIP, ma ha deciso di usare quella sbagliata.

2) La fine dell’Unione Europea ?

No, la Brexit non implica una fine dell’Unione Europea. Implica, si spera, un forte cambiamento a Bruxelles, con una governance interna più federale e meno centralizzata. Ciò che sembra essere chiaro, però, è che la Brexit porterà con molte probabilità alla fine del Regno Unito. Mettetevi nei panni di un cittadino dell’Irlanda del Nord: per quale motivo dovreste accettare che il vostro destino nazionale venga deciso da Galles e Inghilterra ? Lo stesso vale per la Scozia. Belfast ed Edimburgo tenteranno in ogni modo di uscire dal Regno Unito per entrare nell’Unione Europea, ma sarà un processo lento in quanto servirà organizzare almeno un referendum (per l’indipendenza), con un eventuale seconda chiamata alle urne (per l’ingresso nella UE). Cameron, dunque, passerebbe alla Storia come il politico che ha portato alla disfatta del Regno Unito, non male come curriculum.

3) Il Regno Unito uscirà davvero dall’Unione Europea ?

Juncker è stato chiaro: il voto degli inglesi va rispettato, e il Regno Unito deve uscire dall’UE il prima possibile. Ma Londra ha tutti i motivi del mondo per sfruttare i due anni garantiti dall’art. 50 del trattato di Lisbona per abbandonare l’Unione, e ora pare che le trattative sulla Brexit inizieranno soltanto ad ottobre, quando il nuovo premier inglese sarà eletto.

Ed è questo il punto su cui vogliamo insistere. Il referendum che si è svolto la scorsa settimana non ha nessun valore legale. Ci rendiamo conto che questa affermazione possa sembrare bizzarra, ma il politico “x” potrebbe benissimo presentarsi in campagna elettorale dicendo: “se sarò eletto, mi assicurerò che il Regno Unito rimanga all’interno dell’Unione Europea”, perché è così che funziona un referendum consuntivo: il governo può tranquillamente ignorare il risultato delle urne (vedere quello che è successo in Grecia nell’estate del 2015).

Se poi aggiungiamo le minacce di veto alla Brexit fatte dalla Scozia, capiamo che l’uscita del Regno Unito dall’UE è meno scontata di quanto possa sembrare.

4) Come sarà colpita l’Italia dalla Brexit ?

E qui si tira un po’ ad indovinare, quindi vorremmo andarci molto cauti con le previsioni. Quello che è chiaro è che il ruolo di Roma all’interno dell’UE cambierà in maniera piuttosto importante nel caso Londra dovesse realmente abbandonare (vedi punto 3) la comunità europea.

Diciamo subito che la cosa non ci lascia particolarmente sereni (in generale, negli ultimi anni abbiamo avuto buone ragioni per fidarci di più degli scarsi leader britannici piuttosto degli inguardabili leader italiani), ma così va la vita. E dato che l’Italia non può sempre fare la cosa sbagliata, può darsi pure che qualcuno a Roma capisca la grande occasione storica data dall’uscita del Regno Unito dall’UE.

“Occasione storica”, sì. Con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, dovrà cambiare la composizione del Parlamento Europeo. Finalmente non vedremo più i parlamentari britannici esprimere il proprio voto sulle faccende dell’Eurozona (cosa che, fino ad ora, è accaduta regolarmente), e l’area euro avrebbe solo vantaggi da questa cosa.

L’Italia diventerà la terza economia dell’Unione Europea, e non solo dell’Eurozona. Londra non avrà più voce in capitolo quando si tratterà di prendere decisioni inerenti i paesi che hanno adottato la moneta unica, e non avrà modo di intervenire sul processo di unione bancaria. Se chi ci governa sarà abbastanza scaltro (il “se” è d’obbligo) da sfruttare l’autogol inglese, l’occasione di costruire un’Europa migliore sarà facile da sfruttare, almeno in maniera parziale.

5) I mercati possono divorare il Regno Unito ?

Il giorno dopo la chiusura delle urne, la borsa di Londra è scesa teoricamente di una percentuale inferiore rispetto a quanto visto all’interno dell’UE (-3,15% a Londra, contro il -12,48% italiano, il -12,35% spagnolo, il -8,04% francese o il -6,82% tedesco). Come è possibile ? I mercati hanno tanta fiducia nel fatto che la Brexit colpirà di più gli altri paesi piuttosto che il Regno Unito ? Assolutamente no, e ci stupisce che tanti siti concorrenti al nostro non spieghino questa cosa con chiarezza. Prima del referendum, una sterlina inglese valeva 1,31 €, il giorno dopo questo valore è crollato a 1,23€ (scendendo per un po’ anche sotto quota 1,21 €). La sterlina ha perso quindi, in un solo giorno, il 6,11% del proprio valore rispetto all’euro. Convertite l’indice Ftse 100 in euro e non in sterline, vedrete che il bagno di sangue c’è stato anche a Londra, altro che -3%. 

La reazione iniziale dei mercati è stata dettata dal panico, ed è possibile che il meccanismo del “rimbalzo del gatto morto” faccia prendere aria alla sterlina nei prossimi giorni. Se questo dovesse accadere, non fatevi ingannare. L’euro è sceso del 3% rispetto al dollaro lo scorso venerdì, senza un reale motivo. Quando i mercati torneranno a capire che a) la BCE farà di tutto per calmare i mercati e b) la Fed non ha nessuna intenzione di rialzare i tassi velocemente, l’euro tornerà a salire e la sterlina rimarrà nel baratro in cui si è appena cacciata.

6) Cosa fare in borsa ?

Saremo chiari: il bagno di sangue nelle borse europee non è affatto finito. Servirà un’importante svolta politica (almeno promessa) ed un Draghi in grande forma per fermare il panico. La nostra opinione è che, tuttavia, quando il cielo si schiarirà, si capirà che la Brexit è effettivamente una buona occasione di crescita per l’Europa, ed un tentativo di suicidio per il Regno Unito (che vive nell’illusione che ora Bruxelles continui a fare gli stessi finanziamenti alla Gran Bretagna e accetti che Londra acceda al mercato unico alle stesse condizioni economiche concesse in passato). Il Regno Unito, senza un intervento speciale degli USA (che per ora non ci spingiamo a prevedere), si troverà nei guai fino al collo. Si cercherà con ogni mezzo di massacrare il settore finanziario inglese, in modo da impartire alla Gran Bretagna una lezione esemplare che scoraggi altri paesi a seguire la strada battuta da Londra. Potenzialmente, inglesi, gallesi, scozzesi e nord irlandesi si troveranno ad affrontare una crisi senza precedenti, e saranno da soli (almeno nel medio periodo) in questa battaglia. Il dumping socio-economico sarà la soluzione proposta da alcuni, e lì sarà crisi sociale. L’impressione che tanti britannici abbiano votato senza avere una reale comprensione degli effetti economici e politici del proprio voto è, francamente, piuttosto alta.

Ma l’Europa può cinicamente approfittare di questa situazione, servirà avere dei leader in grado di capire e cogliere questa storica occasione di crescita.

 

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1 Comment on "Brexit: Londra Va Verso Il Disastro (E L’Europa ?)"

  1. Scozia che gli inglesi pregavano di votare NO al referendum dell’Indipendenza.
    Loro votarono “impauriti” per restare con la corona e ora proprio quel voto li sbatte fuori dall’Europa visto che sono trascinati out proprio dallo stare insieme a Londra.

    E la Regina? Ancora una volta ci ha messo lo zampotto, visto che ha fatto capire con una dichiarazione dell’ultimo minuto “ma questa Europa ci serve veramente?”

    Ora si ciuccia la fine della GB. O meglio, resterà una mini-GB Inghilterra-Galles dato che anche l’Irlanda del Nord si fonderà con la sorella piu’ grande.

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