Cosa succede se la Grecia esce dall’Euro ? Il piano segreto della BCE

grecia

Il Financial Times rivela dell’esistenza di un “piano Z” all’interno della BCE per evitare che i mercati europei collassino nel caso in cui la Grecia dovesse decidere di abbandonare l’Euro, una rivelazione che fa tremare Francoforte

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(ripubblicazione articolo del 16 maggio 2014)

“Nessun piano B”, così rispondeva Mario Draghi poco tempo fa ad un giornalista che gli chiedeva lumi riguardo alla possibile esistenza di un piano per evitare il tracollo dei mercati finanziari dell’Eurozona a seguito di un’eventuale fuoriuscita della Grecia dall’Euro.

Come molti di noi pensarono quel giorno, Draghi ha mentito. E non è che lo abbia fatto per malafede, ma per pure questioni politico-monetarie (vi immaginate la reazione dei mercati nel vedere il Presidente della BCE ammettere che l’Euro è una moneta basata su un sistema non così solido come si vuole far credere ? Ammettere l’esistenza di un tale piano significherebbe ammettere l’esistenza di una possibilità che la Grecia – e non solo – lasci l’Euro, e questo creerebbe già di per sé danni enormi sui mercati finanziari).

Ora, nessuno di noi è mai riuscito ad avere prove riguardo all’esistenza o meno di un “piano B” (per dirla alla Draghi) anti-Grecia, ma Peter Spiegel del Financial Times potrebbe finalmente avere in mano qualcosa di importante sul tema, qualcosa che, da solo, è sufficiente a creare una falla nell’enorme ondata di fiducia che i mercati hanno riservato alla moneta unica negli ultimi anni.

Spiegel non parla di “piano B”, ma di un piano Z, in quanto sarebbe questo il nome utilizzato a Francoforte per contrastare il rischio-Grecia.

Potete leggere l’intero articolo di Spiegel facendo click qui, noi vi riporteremo i passi fondamentali in Italiano:

All’oscuro di quasi tutto l’establishment politico greco, un piccolo gruppo di ufficiali dell’UE e del FMI avevano lavorato clandestinamente per mesi in preparazione di un crollo delle banche greche. Il loro piano segreto, noto come “Piano Z”, era un copione dettagliato che si focalizzava su come ricostruire le infrastrutture economiche e finanziarie in Grecia nel caso in cui questa avesse abbandonato l’Euro.
Il piano venne costruito da circa due dozzine di ufficiali divisi in piccoli gruppi alla Commissione Europea a Bruxelles, nella Banca Centrale Europea a Francoforte e al Fondo Monetario Internazionale a Washington. Gli ufficiali che hanno lavorato sul piano hanno insistito nel dire che non si trattava di una road-map per obbligare la Grecia ad uscire dall’Euro – ma, piuttosto, si trattava del contrario. Temevano che il rischio “GrExit” avrebbe portato il caso nei mercati finanziari europei, portando a corse agli sportelli in altre vacillanti economie dell’Eurozona e alimentando domande riguardo a quale sarebbe potuto essere il prossimo Paese ad essere costretto ad uscire dall’Euro.
Ma, all’inizio del 2012, molti di questi ufficiali credevano che fosse irresponsabile non prepararsi per un’uscita della Grecia. “L’abbiamo sempre detto: il nostro obiettivo è quello di tenerli nell’Euro” ha detto uno dei partecipanti al piano. “La probabilità che la Grecia esca dall’Euro è pari a zero ? No. Se sei alla guida di un’azienda e hai anche solo una probabilità del 10% che un evento del genere accada, allora ti prepari”

Dunque queste sono le premesse, ma andiamo avanti: c’è stato un momento in cui la Troika è stata vicinissima a far partire il Piano Z.

Mentre la maggior parte dei leader mondiali volava verso Los Cabos, in Messico, per l’annuale G-20, nello stesso week-end in cui si stavano tenendo le elezioni in Grecia, un piccolo gruppo di alti ufficiali UE rimase al lavoro nel caso in cui il Piano Z avesse avuto bisogno di essere attivato. Questi erano guidati da Olli Rehn, che aveva cancellato il suo volo per il Messico per restare a Bruxelles. Mario Draghi, il Presidente della Banca Centrale Europea, rimase a Francoforte e Jean-Claude Juncker, il primo ministro del Lussemburgo che aveva guidato l’Eurogruppo dei ministri delle finanze era rimasto a disposizione.

Quando una possibile uscita della Grecia dall’Euro fu affrontata pubblicamente per la prima volta nel G-20 di Cannes (Novembre 2011) – dove sia la Merkel che Sarkozy avevano spinto per un referendum “dentro o fuori” in Grecia – non c’era stata nessuna strategia nel caso in cui la Grecia avesse deciso di uscire.

Molti ufficiali senior dichiararono il loro stupore nel vedere che la Merkel e Sarkozy avevano ipotizzato l’idea che l’Eurozona potesse essere abbandonata volontariamente, qualcosa che, fino ad allora, era sempre stata negata con forza. Perfino gli ufficiali che avevano lavorato da vicino con i due leader dissero di essere stati presi alla sprovvista dalla cosa.

“Sono caduto dalla sedia” ha detto uno di questi ufficiali che parteciparono nelle riunioni a porte chiuse con entrambi i leader. “Per la prima volta, invece di evitare di usare quelle parole nelle loro conversazioni, le stavano usando. Mi ricordo di aver pensato: ora siamo nei guai”

Un altro passaggio che può interessarvi è certamente quello più materiale: chi si è occupato del Piano Z ? Chi ne è stato incaricato da Draghi ?

 

I lavori sul Piano Z iniziarono seriamente a Gennaio 2012, sotto la guida principale di 4 uomini. Jörg Asmussen, un Tedesco che era arrivato nel board esecutivo della BCE in quel mese, fu nominato da Draghi a guidare la task force all’interno della BCE per l’uscita della Grecia dall’Euro. Thomas Wieser, un ufficiale del Ministero delle Finanze austriaco di lunga data, fu nominato alla guida permanente del “gruppo di lavoro europeo” dei vice-ministri delle finanze e aiutò a coordinare il lavoro con Bruxelles insieme a Marco Buti. E Poul Thomsen, un Danese che aveva condotto il team di salvataggio della Grecia al FMI dallo scoppio della crisi, collaborò da Washington.

Ma andiamo avanti, la storia si fa sempre più losca…

Gli sforzi per impedire ad ogni informazione di fuoriuscire dai piccoli gruppi di lavoro intorno a questi 4 uomini furono estremi per la stessa ragione per cui Trichet aveva vietato ogni simile pianificazione: una scoperta del pubblico sarebbe stata sufficiente a causare il tipo di panico che li avrebbe costretti a far partire il piano.
Secondo uno dei partecipanti, nessun documento riguardante il Piano Z fu mai compilato, e non ci furono scambi di email tra i partecipanti riguardanti il loro lavoro. “C’era un muro di segretezza totale anche all’interno delle istituzioni” riferisce uno degli ufficiali. “Anche fra i vari team c’era segretezza”. Una decisione che fu presa per non coinvolgere gli ufficiali greci per timore di una possibile fuga di notizie.

I loro sistemi di sicurezza funzionarono. In una cena tra José Manuel barroso, il presidente della Commissione, e Angela Merkel alla Cancelleria di Berlino meno di due settimane prima del voto in Grecia, la Merkel chiese rassicurazioni a Barroso riguardo al fatto che si stava lavorando ad un piano nel caso in cui la Grecia avesse rifiutato le condizioni di salvataggio europee e avesse lasciato l’Euro.
Barroso disse che il piano esisteva e propose alla Merkel di darci un’occhiata, ma la Merkel disse che la sua parola sarebbe stata sufficiente, secondo gli ufficiali presenti nella stanza. Nel sistema tedesco, documenti del genere possono essere richiesti dal Parlamento tedesco, e gli ufficiali senior tedeschi erano preoccupati del fatto che sarebbero stati costretti a rivelare questo piano nel caso in cui ne fosse esistita una versione scritta.

 

Insomma, BCE, UE e FMI sanno benissimo che dall’Euro si può uscire volontariamente, e, per quanto ci riguarda, con questa testimonianza riportata dal Financial Times viene meno uno dei pilastri fondamentali delle euroballe che Bruxelles e Francoforte ci hanno sempre raccontato: le alte istituzioni europee hanno una fifa nera della possibilità che qualcuno lasci l’Euro, nonostante il loro bluff da giocatori di poker consumati.

La domanda vera è, che cosa sarebbe successo alla Grecia se Atene avesse deciso di abbandonare l’Euro ? In che modo Bruxelles avrebbe ricattato (perchè di questo si tratta) l’establishment politico greco al fine di impedire la disgregazione dell’Eurozona ?
I tassi di rendimento sui bond greci erano già altissimi e dubitiamo che si sarebbe deciso di usare l’arma della speculazione finanziaria, quale altro asso avevano nella manica gli eurocrati ?

Quando qualcuno lascerà l’Euro (prima o poi avverrà, siamo seri), avremo una risposta al quesito, per ora rimane il fatto che una diffusione di questa notizia a meno di 10 giorni dalle elezioni europee è una vera e propria bomba atomica (per quella parte dell’elettorato che si informa).

 

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