Sono sempre di più i politici e gli opinionisti (termine diabolico) che si lanciano a giorni alterni in dichiarazioni anti-spread
La critica forse più esilarante è quella secondo cui “fino a 2 anni fa non sapevamo nemmeno cosa fosse ‘sto spread, possiamo andare avanti ignorandolo”.
Ebbene, chi parla così è, nel migliore dei casi, un ignorante. Se non è ignoranza, siamo certamente di fronte ad un enorme caso di mala fede.
Signori miei, qui non servono tanti discorsi, osserviamo il grafico seguente e conserviamolo il più a lungo possibile nella mente:
In viola abbiamo il FTSE Mib in versione “rovesciata” e in bianco abbiamo lo spread tra BTP italiano e Bund tedesco (interessante anche il confronto con la curva arancio, che rappresenta i CDS a 5 anni sul debito pubblico Italiano). L’andamento del FTSE Mib è PALESEMENTE correlato (in modo inverso) all’andamento dello spread.
Avete mai sentito voi qualcuno che dice “chissenefrega della Borsa” ? Probabilmente sì, ma eravate dal salumiere, non stavate sicuramente leggendo un quotidiano nazionale.
Ebbene chi sostiene che lo spread non sia una variabile a cui dare retta afferma che nemmeno la Borsa ha alcuna importanza, pensateci !
Esiste poi un dibattito più serio nel mondo dell’Economia a riguardo, lo spread è un indicatore affidabile del rischio di default di una nazione ?
Quello che è evidente è che lo spread tende a muoversi insieme ai Credit Default Swap, il che dovrebbe spingerci verso una risposta positiva.
C’è chi però sostiene che i tassi di interesse sui Bund siano irrazionalmente bassi, e che quindi lo spread sia una variabile viziata. Probabilmente questo è vero, molti investitori preferiscono avere nel loro portafoglio una buona quota di Bund come “protezione”, e, che ci stiano simpatici o meno, i tedeschi hanno davvero un’economia di livello superiore a quella di tutti gli altri paesi europei.
Negli ultimi mesi (prima delle ultime elezioni di Febbraio), lo spread italiano era in costante discesa. L’economia reale stava migliorando ? Assolutamente no, e questo è un forte indicatore della lontananza dello spread dall’economia reale.
Lo spread quindi non rispecchia sempre l’andamento dell’economia reale (poiché i mercati non sono perfetti), peccato però che esso DETERMINI l’andamento dell’economia reale quando il debito pubblico è alto.
Non ci siamo mai preoccupati dello spread fino al 2011 semplicemente perché esso non era ancora un problema.
Diremo di più, probabilmente lo spread ad oggi è troppo basso. Mario Draghi ha di recente dichiarato “L’Italia va con il pilota automatico, non c’è quindi da preoccuparsi”, non c’è da preoccuparsi ?
Pare che non ci sia da preoccuparsi perché l’Italia ha ormai sottoscritto il piano di riduzione del debito (c.d. “fiscal compact”) e da questo accordo non può più prescindere.
Supponiamo che il prossimo governo (M5S ?) decida di procedere per la ristrutturazione del debito pubblico, mandando tranquillamente a quel paese il fiscal compact (possibile che sia un caso che la BCE non abbia previsto ?). State tranquilli che se ciò dovesse accadere lo spread balzerebbe ben oltre la soglia critica di 500 punti base, probabilmente arriverebbe più vicino a quota 1000 che 500 (immaginate Piazza Affari ?). Ma per ora abbiamo inserito il pilota automatico e tutto va bene, siamo tutti contenti e l’austerity ci porterà alla crescita economica domani, o dopodomani, o dopo dopodomani, o dopo dopo…
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