Bernanke: “L’economia Americana non cresce abbastanza ? Colpa dei Repubblicani”

Ben Bernanke

In una dichiarazione che farà discutere, l’ormai quasi ex Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke sostiene che la debolezza della ripresa negli USA sia dovuta all’ostruzionismo dei Repubblicani

Ben Bernanke

Nel suo ultimo discorso da uomo più potente del Mondo, Ben Bernanke ha voluto spiegare perchè, nonostante il grande stimolo monetario della Federal Reserve, la crescita dell’economia Americana stia deludendo le attese dei più.

Colpa della Fed ? Colpa del primo Obama ? O del secondo Obama ? No, la colpa per Bernanke è dell’ossessiva opposizione ostruzionista fatta dai Repubblicani sulle politiche di spesa pubblica.
Ecco quello che Bernanke ha detto l’altro giorno:

“A questa lista di ragioni che spiegano la lentezza della ripresa – gli effetti della crisi finanziaria, i problemi nel mercato immobiliare e ipotecario, la crescita di produttività più debole del previsto e quello che sta accadendo in Europa e in altre parti del Mondo – aggiungerei un altro importante fattore: la politica fiscale. La politica fiscale federale è stata espansiva nel 2009 e nel 2010. Da quel momento, però, la politica fiscale è diventata piuttosto restrittiva; secondo il Congressional Budget Office, l’aumento delle tasse e i tagli alla spessa hanno probabilmente abbassato la crescita della produzione nel 2013 di 1-2 punti percentuali. Inoltre, da quando la ripresa è cominciata, i budget degli stati e delle amministrazioni locali sono stati tagliati in modo pesante, riflettendo il loro aggiustamento alla netta contrazione del gettito fiscale. Per illustrare l’entità della stretta fiscale, sappiate che nel momento attuale dall’inizio della ripresa dalla recessione del 2001 l’occupazione in tutti i settori governativi era cresciuta di circa 600.000 lavoratori; invece, in questa ripresa, i lavoratori pubblici sono stati ridotti di più di 700.000 unità, una differenza netta di più di 1.3 milioni di posti di lavoro. Ci sono stati poi corrispondenti tagli negli investimenti pubblici (ad esempio nelle infrastrutture).

Sebbene la sostenibilità fiscale nel lungo periodo sia un obiettivo fondamentale, politiche fiscali di breve periodo troppo restrittive hanno probabilmente avuto effetti controproducenti sull’economia. In particolar modo, il fatto che la politica monetaria e quella fiscale siano state rivolte verso direzioni opposte ha dato origine ad una ripresa più lenta di quella che potremmo avere.
Ma l’attuale strategia di politica economica è particolarmente problematica quando i tassi di interesse sono molto bassi, come oggi. La politica monetaria ha pochissimo spazio di manovra quando i tassi di interesse sono vicini allo zero, mentre una politica fiscale espansiva è probabilmente sia più efficace, sia meno costosa in termini di crescita del peso del debito pubblico quando i tassi di interesse sono bassissimi.
Una politica economica più bilanciata avrebbe anche potuto evitare alcuni costi legati a tassi di interesse molto bassi, come ad esempio tutti i rischi potenziali nella stabilità finanziaria, senza sacrificare i posti di lavoro e la crescita”.

C’è una frase di John Maynard Keyes del 1937 (mica dell’altro ieri) che dice una cosa semplicissima:

“È il boom, non la recessione, il momento giusto per l’austerity”

Gli Stati Uniti hanno un enorme problema di debito pubblico e, per qualche strano motivo, si è deciso di tentare di risolverlo (senza successo) in una fase di crisi.
Questo è stato un grave errore perchè, come dimostra il grafico successivo, l’andamento della spesa pubblica in questa gravissima crisi (seconda solo a quella del ’29 per gli USA) è stato nettamente diverso da quello adottato nelle ultime 7 crisi/riprese:

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Del resto, quello che sostiene Bernanke è anche il vero motivo per cui fino alla fine del 2013 non si è assistito ad un picco dell’inflazione negli USA, noi ve ne avevamo già parlato qui in una delle nostre lezioni di “Capire l’Economia”.

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