Il paese con la peggiore bolla immobiliare al mondo è ora ad un passo da una recessione guidata soprattutto dal crollo del prezzo del petrolio, e intanto la banca centrale ha tagliato i tassi
(ripubblicazione articolo del 16 luglio 2015)
La situazione è piuttosto grigia:
Qualcuno potrà farci, magari anche a ragione, lo stesso discorso fatto per gli Stati Uniti: le condizioni climatiche dello scorso inverno hanno messo il bastone fra le ruote dell’economia, esattamente come accadde nell’inverno precedente.
In parte saremmo anche d’accordo, se non fosse per l’espressione “esattamente come”.
C’è infatti una differenza fondamentale tra quando accaduto nell’inverno 2014-2015 e 2013-2014: il crollo del prezzo del petrolio.
Osservando diversi grafici e tabelle di dati, non possiamo fare a meno di pensare che sia proprio il crollo del greggio ad aver trascinato il paese sull’orlo della recessione.
Date un’occhiata alle entrate generate con le esportazioni:
Il calo è iniziato proprio in concomitanza con la discesa dei prezzi del petrolio.
Ci viene dunque un dubbio: non è che è successo qualcosa anche sui mercati valutari, esattamente come in altri paesi la cui economia è fortemente dipendente dall’export di petrolio ?
Anche se il trend è calante da anni, il vero crollo del dollaro canadese è arrivato in concomitanza con l’inizio del calo del prezzo del petrolio (che, ironia della sorte, coincide anche con la conferenza stampa di giugno 2014 della BCE nella quale Draghi annunciò il tLTRO che poi sfociò nel QE, con forte calo dell’euro e deciso apprezzamento del dollaro statunitense).
La situazione è dunque decisamente preoccupante (la banca centrale canadese è tornata a tagliare i tassi), ma saranno solo i dati sul secondo trimestre a dirci se il Canada è davvero in recessione o no.
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