Egitto: non si ferma l’ira della piazza

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In Egitto c’è anche un’altra piazza, quella dei sostenitori dell’ex Presidente Morsi: i Fratelli Musulmani hanno ancora tantissimi sostenitori in tutto il Paese

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Sono 75 i morti degli scontri tra forze della sicurezza e sostenitori del presidente deposto
Mohamed Morsi nei pressi della moschea Rabaa el Adaweya, al Cairo. Lo dice l’agenzia ufficiale Mena, di fatto confermando il numero di vittime annunciato dai Fratelli musulmani. La tv Al Jazeera ha parlato di 120 morti e oltre 4.500 feriti nei duri davanti alla moschea di Rabaa el Adaweya, dove si erano riuniti i sostenitori del deposto presidente egiziano.

Intanto Morsi starebbe per essere trasferito nel carcere di Tora, alla periferia del Cairo, dove si trova anche il suo predecessore Hosni Mubarak insieme ai figli Gamal e Alaa. Lo sostiene il canale in lingua araba dell’emittente Sky News, ma la notizia non trova per ora conferma ufficiale.

A ben 23 giorni dalla deposizione di Morsi ad opera dei militari, gli Stati Uniti hanno deciso che non si è trattato di un colpo di stato per non essere costretti a tagliare – come prevede esplicitamente la legge – gli aiuti militari (1,5 miliardi) forniti al Cairo. O meglio, hanno scelto di non scegliere.

«La legge non ci obbliga ad assumere una decisione formale se si sia trattato di un colpe e non è nostro interesse nazionale adottare una scelta», ha spiegato un alto funzionario dell’amministrazione Obama aggiungendo che la Casa Bianca «lavorerà con il congresso per stabilire come continuare a sostenere l’Egitto in una maniera che incoraggi il governo ad interim a procedere ad una rapida e responsabile transizione per riportare ad un governo stabile, democratico, inclusivo, guidato da civili che risponda alla necessità di rispettare i diritti e la liberta del suo popolo».

 

Tratto da “Il Sole 24 Ore”

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