Eurozona: la moneta non sta circolando (ma va ?)

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Mentre i membri del direttivo della BCE si godono le ultime (forse) settimane di sonno profondo, la “velocità della moneta” nell’Eurozona scende a livelli mai visti prima, l’economia è ferma (guest post)

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(ripubblicazione articolo del 25 aprile 2014)

Gli aggregati monetari () stanno ormai collassando da anni.
E quando parliamo di massa monetaria ci riferiamo ovviamente alle ben note M1, M2, M3. Ora, non mettiamola troppo sul tecnico sennò poi annoiamo i lettori.
Ricordiamo solo che questi aggregati monetari misurano la quantità di moneta presente in un determinato sistema economico in un momento storico, all’interno del bilancio consolidato delle istituzioni finanziarie monetarie residenti. Gli aggregati differiscono per il loro grado di liquidità, ossia la capacità di svolgere le funzioni della moneta, la facilità con cui possono essere convertiti in moneta e la certezza del loro prezzo futuro.

Queste distinzioni hanno fatto si che venisse fatta fondamentalmente una classificazione nota come, appunto, M1, M2 e M3, secondo un ordine decrescente in termini di liquidità e crescente per ampiezza, da utilizzare nell’analisi monetaria del sistema economico.
L’analisi della massa monetaria è utile dal punto di vista pratico per analizzare il rapporto tra i prezzi e la moneta stessa, al fine di poter poi studiare la politica monetaria appropriata, in primis quella sui tassi di interesse.
In sintesi:

Aggregato M1. L’aggregato monetario ristretto (M1) comprende le banconote e le monete in circolazione e le attività finanziarie che possono svolgere il ruolo di mezzo di pagamento, ossia i depositi in conto corrente (bancari e postali). Inoltre, tutte le banconote e le monete, dette moneta legale, perché per legge devono essere accettate in pagamento, e le riserve obbligatorie delle banche presso la banca centrale costituiscono la cosiddetta base monetaria anche denominata come M0.

Aggregato M2. L’aggregato intermedio (M2) comprende M1 e altre attività a liquidità elevata e valore certo in ogni momento futuro, ma la cui conversione in M1 può essere soggetta a qualche restrizione, come la necessità di un preavviso, penalizzazioni o commissioni. Secondo la definizione della Banca Centrale Europea, esse comprendono i depositi con scadenza prestabilita fino a due anni e i depositi rimborsabili con preavviso fino a tre mesi.

Aggregato M3. L’aggregato ampio (M3) comprende, oltre a M2, alcuni strumenti emessi da varie istituzioni finanziarie monetarie con un alto grado di liquidità e di certezza del prezzo: secondo la Banca Centrale Europea, ne fanno parte le quote o partecipazioni nei fondi comuni monetari, le operazioni pronti contro termine e le obbligazioni bancarie con scadenza fino a due anni. L’analisi monetaria della Banca Centrale Europea segue con particolare attenzione l’aggregato monetario M3, perché include tutti gli strumenti liquidi, stretti sostituti tra loro, e quindi è più stabile di M1 e M2. Al contrario, negli Stati Uniti la Federal Reserve ha smesso di pubblicare l’aggregato M3 nel 2006, non ritenendolo più informativo di M2. (Source: Treccani) 

Grafico massa monetaria, velocità di circolazione della moneta, liquidità in eccesso in Eurozona

Nel grafico che vi propongo oggi, vedete M1, M2, M3 che stanno TUTTE collassando. E il parametro della liquidità in eccesso in Eurozona sta anche scendendo a rotta di collo. Il messaggio è chiarissimo. Il denaro non circola e al momento la situazione sta girando verso la totale deflazione. Inoltre non aiuta, come detto, la liquidità in eccesso.

La BCE l’ha “fissata” come soglia minima a 200 miliardi di Euro. Ora è esattamente la metà, 116 miliardi. Necessiterebbe di intervento urgente. Ma Draghi temporeggia in quanto i tassi a breve (Eonia/Euribor) al momento sono sotto controllo. Ma attenzione. Un occhio di riguardo anche alla velocità di circolazione della moneta.

La velocità di circolazione della moneta (o, più brevemente, velocità della moneta) è la frequenza media con cui un’unità di moneta è spesa in uno specifico periodo di tempo. Nell’equazione dello scambio, la velocità della moneta è una delle variabili che determinano l’inflazione. Ma è anche un chiaro segnale di ripartenza economica. (Wikipedia) 

Ops, sbaglio o anche la velocità di circolazione della moneta NON sta indicando ripresa economica? Forse dovremmo tenerne più conto di questi dati. L’Europa è potenzialmente in ripresa ma se non si liberano le potenzialità con una politica monetaria più appropriata, il clima economico tenderà a degradare inesorabilmente e anche assurdamente: quasi una forma di masochismo. Inaccettabile.

BCE inattiva? Nulla è lasciato al caso.

E allora perchè la BCE non agisce? Beh, lo sappiamo tutti. Un intervento della BCE accontenta alcuni, ma scontenta altri. E il “non far nulla”, da una parte, è segnale di “indipendenza”, ma dall’altra invece è un modus operandi che privilegia i paesi nordici, visto che la Germania (tanto per fare un nome) ha un’inflazione superiore all’1% e quindi può fare a meno di misure straordinarie almeno per il momento.
Se arriva invece un QE europeo, come ci ricorda Vito Lops de Il Sole 24 Ore…

… favorirebbe i Paesi in deflazione verso l’uscita di questa spirale e allenterebbe un po’ i morsi dell’austerity. Ma scontenterebbe la Germania,

1) perché è il maggiore creditore dell’area euro come testimoniano i saldi Target 2 e quindi beneficia di un generale clima di deflazione o bassa inflazione;

2) interropendo l’austerity sul Sud Europa sarebbe arduo per la Germania rientrare dei crediti accumulati verso i Paesi del Sud Europa attraverso il riequilibro dei conti interni e della bilancia dei pagamenti.

Peccato che questo riequilibrio stia procedendo più per una diminuzione delle importazioni (di cui il calo della domanda interna e la deflazione/disinflazione sono una conseguenza) che non per un aumento energico e corale delle importazioni. Ecco perché quando si parla di immobilismo della Bce si omette una parte della realtà. Nell’ambito di un’area valutaria frammentata e con squilibri non ancora risolti anche lo stare fermi significa favorire il più forte. (IS24H) 

Lasciare che “la natura faccia il suo corso” non è certo la soluzione migliore per noi italiani, che non facciamo parte dell’Europa “forte”. Intervenire. Subito. Prima che la nostra economia muoia del tutto.

 

Articolo tratto da “Intermarket&More

 

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