FMI: la Fed dica chiaramente cosa vuole fare riguardo al tapering

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Nell’ultimo report monetaria pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale, si richiede più chiarezza e trasparenza alla Federal Reserve per quanto riguarda la sua exit strategy

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Che le ultime settimane della Fed siano state tra le più movimentate degli ultimi anni, è sicuramente fuori discussione. Ve lo ricordiamo, a metà Giugno Ben Bernanke ha annunciato il probabile inizio del rallentamento del QE già prima della fine dell’anno e il suo stop totale verso metà del 2014. Ovviamente le reazioni dei mercati sono state da apocalisse, il che ha spinto la Federal Reserve a fare un passo indietro sulla questione, con le parole dello stesso Bernanke che ha rassicurato i mercati sul fatto che i tassi rimarranno bassi ancora a lungo.

In tutto questo valzer, il FMI vuole vederci chiaro e teme che questo clima di incertezza riguardo alle reali intenzioni della Fed nel breve periodo possa portare a gravi squilibri sui mercati finanziari.

Così Milano Finanza riporta la notizia:

Il Fondo monetario internazionale chiede alla Federal Reserve maggiore trasparenza nel processo di valutazione della exit strategy. Nel report sulla valutazione annuale dell’economia americana, il Fmi ha scritto che la mancanza di chiarezza da parte delle Fed potrebbe causare un rialzo dei rendimenti che minaccerebbe la ripresa economica statunitense e globale.

E’ quindi di vitale importanza una migliore comunicazione delle politiche perché il timore di una exit strategy prematura dal piano di acquisto bond potrebbe causare un rialzo dei rendimenti sul Treasury decennale di almeno 125 punti base, specialmente se i mercati fossero incerti sui piani della Banca centrale. Le stime del Fondo sul rialzo dei rendimenti si basano su una exit strategy di due trimestri in anticipo rispetto alla tempistica considerata corretta dallo stesso istituto di Washington.

Il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, nelle ultime settimane ha consigliato alla Fed di mantenere invariato il programma di acquisto bond almeno fino a dicembre 2013, mentre l’Istituto centrale americano sta considerando di rallentarlo prima nel caso in cui l’economia continuasse a migliorare. “Una riduzione prematura degli stimoli monetari”, se decisa per limitare i rischi che l’allentamento monetario porta con sé, “potrebbe rallentare la ripresa”, ha sottolineato il Fondo monetario internazionale nel documento.

Insomma, l’Istituto di Washington ha consigliato alla Federal Reserve di calibrare le sue strategie tenendo conto dei rischi legati alle sue mosse. Attualmente il mercato monitora con attenzione quello che viene definito come il “tapering”, la probabile riduzione del piano di acquisto di Treasury e bond ipotecari che la banca centrale americana compra al passo di 85 miliardi di dollari al mese che potrebbe arrivare nel meeting di settembre della Fed.

I tassi di interesse inoltre sono ai minimi storici, nel range 0-0,25%, dalla fine del 2008 ma su questo fronte il numero uno della Fed, Ben Bernanke, è stato piuttosto charo dicendo che rimarranno bassi per un periodo lungo di tempo. Il Fondo monetario internazionale ha poi riconosciuto come le politiche monetarie accomodanti della Banca centrale statunitense abbiano contribuito alla ripresa del settore immobiliare residenziale ma ha poi specificato che c’è ancora spazio di manovra per migliorare ulteriormente il settore.

“Sebbene in calo, è ancora elevato il numero delle famiglie alle prese con mutui il cui valore è superiore a quello della casa acquistata: oltre 10 milioni di possessori di una abitazione, pari a circa il 20% di tutti i mutui”, ha spiegato il Fondo. E anche se i tassi sui mutui sono stati sui minimi storici, i mutui generati per nuovi acquisti di case rimangono contenuti, con solo un incremento del 5% nel primo trimestre del 2013.

L’Istituto guidato da Christine Lagarde ha infine previsto per gli Stati Uniti una crescita modesta quest’anno e una ripresa più forte nel 2014. Il prodotto interno lordo è atteso in aumento dell’1,7% nel 2013 e del 2,7% nel 2014, dopo il +2,2% dello scorso anno. La ripresa negli Stati Uniti resta tiepida a causa degli effetti della crisi finanziaria ancora presenti, della riduzione del deficit e degli effetti temporanei causati dai disastri ambientali che hanno provocato ingenti danni nel Paese.

Il Congresso ha evitato all’inizio del 2013 il fiscal cliff, ma la fine dei tagli sulla payroll tax, ovvero la trattenuta in busta paga, e il sequester, ovvero i tagli automatici alla spesa federale, hanno pesato sulla crescita di quest’anno, all’1,8% nel primo trimestre e destinata a scendere nel secondo. Gli Usa stanno comunque andando nella giusta direzione, secondo il Fondo, come dimostrano l’aumento del valore delle aziende, un mercato immobiliare nuovamente in salute, il rafforzamento dei bilanci familiari e della domanda privata.

 

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