Il Bancor keynesiano, un progetto rimasto sulla carta: un confronto con il gold-dollar standard

John Maynard Keynes 2

Che cos’era il Bancor proposto da Keynes ? In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza su una delle più grandi proposte di rivoluzione monetaria della Storia

(di Domenico Di Cresce)

Il 1 luglio 1944 si apriva a Bretton Woods, nel New Hampshire, la Conferenza che era stata convocata per la costituzione di un nuovo ordine monetaria mondiale, nell’immediato periodo postbellico.
La proposta dell’economista britannico Keynes per raggiungere lo scopo perseguito dalle potenze vincitrici del conflitto bellico prevedeva un complesso sistema di compensazione multilaterale, basato su una moneta “universale”, il c.d. Bancor,come fu denominata dal suo ideatore. Tale valuta-da creare ex novo- avrebbe dovuto essere ancorata all’oro, in modo da poter essere accettata da tutti i Paesi partecipanti alla Conferenza come strumento di pagamento dei debiti internazionali. In pratica,le relazioni commerciali fra Stati aderenti si sarebbero svolte nelle forme di un baratto, giacché ogni banca centrale nazionale avrebbe avuto un conto all’interno della International Clearing Bank, che avrebbe funto da “banca di compensazione internazionale”, attraverso la quale ogni Stato poteva saldare i propri debiti nella propria valuta, con riferimento alla parità stabilita in precedenza rispetto al Bancor. La principale finalità perseguita dal sistema elaborato dall’economista britannico era quella di prevenire squilibri finanziari, paragonabili a quelli che avevano generato il conflitto bellico,secondo l’opinione dell’ideatore di questo complicato sistema.

Nondimeno, il progetto keynesiano rimase sulla carta, in quanto gli USA riuscirono ad imporre un sistema alternativo, che poco aveva a che fare con il Bancor. Esso,come è noto,si basava su un Fondo Monetario, istituto per le operazioni di rilievo internazionale di breve durata ed una Banca Mondiale , incaricata di perseguire progetti di più ampio respiro,attraverso le dotazioni finanziarie derivanti dai contributi degli Stati membri. Invero, nella sua prima versione anche il progetto sostenuto dagli USA,pur non coincidendo con quello del Bancor, prevedeva una moneta internazionale da creare ex novo, l’“unitas”, secondo l’idea originaria di Harry Dexter White, idea che però venne modificata in corso d’opera, in cui si decise di utilizzare il dollaro americano come unità di conto mondiale, facendola assurgere a moneta di riserva mondiale, che si affiancava all’oro. In effetti, l’utilizzo del dollaro con tale funzione, che lo rese l’architrave della finanza mondiale del dopoguerra, venne accettata senza recriminazioni di sorta dagli Stati aderenti, che permisero agli USA di pompare liquidità, destinata alle casse delle varie banche centrali nazionali.

Ciò produsse,sin dagli albori degli anni 50′, un forte disavanzo a carico delle finanze USA, in quanto i deficit di conto corrente servivano a soddisfare, nel sistema del gold-dollar standard che fu concepito nel 1944, la fortissima domanda di valuta di riserva. Questi disavanzi crescenti col tempo spinsero la speculazione internazionale a “scommettere” contro il dollaro, atteso il costante e crescente disavanzo delle partite correnti, che si pensava sarebbe sfociato nella svalutazione della moneta americana. Infatti, l’oro detenuto nei forzieri della FED non era sufficiente a garantire nel tempo apporti di dollari al sistema internazionale estremamente elevati.

Pertanto, nel 1971 l’amministrazione USA sospese la piena convertibilità del dollaro, causando la caducazione degli accordi del 1944.

Tuttavia, l’opinione più diffusa in letteratura evidenzia non solo i limiti ma anche i pregi del sistema varato a Bretton Woods,che prevedeva l’affiancamento della valuta della potenza egemone al bene-oro: infatti, il commercio internazionale ebbe,nel ventennio 1950/70,un tasso di sviluppo senza eguali, superiore al 7% annuo. Infatti, si è rilevato come, nonostante i suoi difetti, il sistema varato nel 1994 rappresenta il primo grande esempio di accordo ispirato da una logica multilaterale e sostanzialmente globale, quindi molto innovativa rispetto alla prassi degli accordi bilaterali che si erano succeduti fino al dopoguerra.

Nondimeno, il progetto di Keynes tra i suoi vantaggi poteva annoverare quello, non riprodotto dagli accordi finali della Conferenza dell’estate 1944, di evitare quegli squilibri che poi misero in crisi il sistema del gold-dollar standard e,soprattutto, di scongiurare la supremazia di una singola valuta-e,quindi,di un singolo Stato- sulle altre, con conseguente sbilanciamento delle relazioni internazionali.

Non a caso, anche per l’euro esiste un progetto che ne prevede la trasformazione da moneta unica a valuta comune dell’Eurozona  (c.d. Euro-bancor )e che rappresenta, come avremo modo di approfondire, una rivisitazione dell’idea keynesiana del Bancor, alla quale apertamente si ispira.

 

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1 Comment on "Il Bancor keynesiano, un progetto rimasto sulla carta: un confronto con il gold-dollar standard"

  1. CHissà poi perchè il Governo Usa non apre le sue frontiere off limits dei forzieri contenenti oro per la conta effettiva dei lingotti ancora presenti…
    Sappiamo quanto oro detengono “veramente” gli Stati Uniti?!?

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