Italia: spread ai minimi, ma il rischio speculazione è sempre alto

squalo speculazione

Come ben riporta Intermarket&More, il nostro debito pubblico rimane molto esposto al rischio speculazione a causa della sua naturale composizione

squalo speculazione

Intermarket&More propone spesso spunti interessanti dal punto di vista economico-finanziario, oggi vogliamo mostrarvi come il fantomatico rischio degli “speculatori cattivi” sia sempre presente, come una spada di Damocle, sopra le nostre teste.

Partiamo dalla prima immagine, la suddivisione del nostro debito pubblico per scadenze:

È abbastanza normale che i titoli di breve periodo superino, in volume, quelli di più lungo periodo, specialmente in momenti di crisi economica. Ma qui siamo di fronte davvero all’inverosimile, la massa di titoli con scadenza a breve è davvero impressionante (mi riferisco soprattutto al biennio 2014-2015). Questo è un (potenziale) grosso problema, dove troveremo i soldi per pagare tutti questi interessi (cioè i rettangolini gialli) nel breve periodo ?

Ma adesso il grafico più inquietante. Come sapete nel “ventaglio” di obbligazioni che lo Stato Italiano mette a disposizione degli investitori abbiamo titoli con tasso fisso, fluttuante, variabile e titoli senza remunerazione periodica (gli zero coupon bond), come possiamo suddividere il nostro debito pubblico in base a questo criterio ?

Il 64,09% del nostro debito pubblico ha un tasso di rendimento fisso, è una percentuale troppo bassa (ci si auspica, normalmente, che questo numero sia ben al di sopra dell’80%).
Gli zero coupon bond (quindi BOT e CTZ) rappresentano il 16,02% del debito, i titoli indicizzati al tasso di inflazione sono pari all’11,05% e i CCT (bond a tasso variabile) all’8,84%.

Questo significa che non sappiamo quanto pagheremo di interessi sul 35,91% del nostro debito pubblico, a noi non sembra un motivo per dormire tranquilli francamente.

 

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