La “presunta” Rivoluzione Islandese, balla galattica

Tra le balle più clamorose che circolano sui social network, spunta quella secondo cui l’Islanda avrebbe rifiutato il proprio debito pubblico

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Andiamo con ordine, torniamo al 2008, cos’è successo in Islanda ?

I fatti

Nel 2008 l’Islanda era uno dei pochissimi paesi al mondo ad avere un rating AAA sia per Fitch, sia per Moody’s e sia per Standard & Poor’s.
Tutto bene insomma. O no ?
A sopresa, nel Settembre 2008 il Governo Islandese annunciò la nazionalizzazione di una banca, la Glitnir, per una forte crisi di liquidità che metteva a repentaglio i risparmi dei correntisti. Poco dopo un’altra banca, la Landsbanki, sprofondò nello stesso dramma.
A peggiorare tutto, la banca più grande del paese, la Kaupthing Bank, richiese il salvataggio.
Il Governo Islandese decise quindi prima di liquidare i tre istituti di credito, e poi li nazionalizzò (ma non completamente).
Ma da dove ha preso l’Islanda tutti quei soldi usati per liquidare le tre banche ? Semplice, forte della propria tripla A, l’Islanda ha emesso titoli di Stato a tutto spiano, arrivando in pochi mesi alla ragguardevole cifra di 50 miliardi di euro di debito pubblico. Sì ma quant’era il PIL Islandese in quel periodo ? Era 8,5 miliardi di euro.
Calcolatrice alla mano, il rapporto debito/PIL in Islanda era del 588% (e in Italia ci preoccupiamo per un 125% !).
Intanto, a migliorare il quadro, la Borsa di Reykjavík crollò del 90%:

Veniamo al nocciolo della questione, per uscire dalla crisi l’Islanda fece esattamente quello che la troika le ordinò di fare, non ci fu proprio nessuna rivoluzione popolare, il debito pubblico diminuì con forti politiche di austerità.

Ah quindi in Islanda l’austerità ha funzionato ? Sì, ma l’esempio è poco indicativo dal punto di vista economico, essendo un Paese con la stessa popolazione di Verona.

Proprio per questo cambio di rotta del Governo Islandese, l’Islanda è prossima all’adozione dell’Euro, a meno che non ci sia il tanto richiesto referendum popolare sull’argomento (in quanto, nemmeno in Islanda, nessuno si è preoccupato di interpellare il popolo sull’adozione o meno dell’Euro).

Proprio a questo riguardo, un recente sondaggio della società Capacent-Gallup dovrebbe farci riflettere; alla domanda “Secondo lei l’Islanda dovrebbe entrare nell’Unione Europea ?” il 57,6 % degli Islandesi ha risposto di no.

Ricapitolando

L’Islanda ha processato i responsabili del fallimento delle tre banche islandesi, e molti manager sono finiti in carcere (esattamente quello che dovrebbe accadere con Monte Paschi qui da noi), ma il debito pubblico non è stato rifiutato, l’Islanda ha seguito per filo e per segno la logica del “ce lo chiede l’Europa”, e presto potrebbe adottare l’Euro, nonostante una netta maggioranza del Paese sia contraria perfino all’adesione all’Unione Europea.

Se questo è un esempio di democrazia popolare…

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