Le banche italiane sono troppo esposte in Ucraina

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Quelli che dicono “chissenefrega dell’Ucraina” dovranno rimangiarsi tutto: in mezzo alla guerra si scopre che l’Italia è ultra-esposta a livello bancario, cominciamo a tremare (guest post)

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(ripubblicazione di un articolo pubblicato l’8 marzo 2014)

Le tensioni in Ucraina spaventano i mercati finanziari. Il rublo è picco, le Borse in netto ribasso. Il G7 ha condannato l’iniziativa di Mosca che ha avuto l’ok del Parlamento ad un’operazione militare in Crimea. La Russia ha però l’appoggio della Cina.

A Piazza Affari vanno male le banche e, in particolare Unicredit che è una delle 10 più grandi banche prestatrici in Ucraina, con un’esposizione complessiva di 2,3 miliardi di euro (poco meno 3 miliardi di dollari al cambio attuale). L’istituto di Piazza Cordusio opera con la controllata Ukrsotsbank. Giù anche Intesa Sanpaolo, che però ha lasciato il Paese lo scorso gennaio con la cessione di Pravex Bank.

Secondo un’elaborazione della Banca dei regolamenti internazionali (aggiornata al terzo trimestre 2013) gli istituti italiani, tra quelli stranieri, sono i più esposti all’Ucraina dopo quelli austriaci per un totale di oltre 5 miliardi di dollari. Gli istituti austriaci superano i 7 mentre decisamente più residuale è l’esposizione degli istituti statunitensi, tedeschi e britannici (intorno, e anche meno nel caso del Regno Unito) al miliardi di dollari.

Nel complesso l’esposizione in Ucraina da parte di banche europee ammonta a 23 miliardi di dollari.

 

Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore

 

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