L’ex Ministro dell’Economia Grilli assunto da JP Morgan (mumble mumble…)

Grilli

Dopo aver lavorato come Ministro dell’Economia nel Governo Monti, Vittorio Grilli è stato appena assunto come Presidente dell’Investment Banking EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa), solo a noi sembra curiosa questa notizia ?

http://i.huffpost.com/gen/828202/thumbs/o-VITTORIO-GRILLI-facebook.jpg

(ripubblicazione articolo del 14 maggio 2014)

I casi sono due, o ci prendono per scemi o gli scemi sono loro.

Facciamo un attimo un piccolo riassuntino della vicenda Grilli-JP Morgan.
Dal 2005 al 2011 Vittorio Grilli è stato Direttore Generale del Tesoro, una carica importante ma, c’è da dirlo, non molto nota alla stragrande maggioranza della gente comune.
Per farvi capire come il titolo di DG del Tesoro non sia giornalisticamente considerato rilevante, vi basti sapere che, nel 2011, era stato fatto il nome di Vittorio Grilli come possibile successore di Mario Draghi (passato alla Presidenza della BCE) come Governatore di Bankitalia.
Erano molti i nomi dei papabili, ma ricordiamo molto bene come Grilli veniva introdotto dalla stampa nazionale al pubblico: “quello di JP Morgan”. Non era esatto, Grilli non aveva mai lavorato per la banca d’affari americana, ma circolavano voci molto insistenti su una sua prossima assunzione.

Era il 2011, l’allora premier Berlusconi vantava la vittoria nella trattativa con Sarkozy per portare Draghi alla guida della BCE (ricorderete probabilmente le forti pressioni che furono esercitate su Bini Smaghi per portarlo alle dimissioni, in quanto Parigi non vedeva affatto di buon occhio la presenza di due italiani nel board della BCE) e, per varie ragioni, la candidatura di Grilli alla governance di Bankitalia non sembrava una cosa molto seria (almeno a sentire la stampa italiana).
Una famosa dichiarazione di quei giorni fatta dallo stesso Grilli fu la smentita secca dei suoi contatti con JP Morgan, “voci infondate e dannose” ebbe a dire l’ex Direttore Generale del Tesoro.Alla fine, però, fu Vincenzo Visco ad essere nominato Governatore della Banca d’Italia.

Ora state attenti alla tempistica, tutto questo succedeva mentre la crisi dello spread si stava aggravando (ottobre-novembre 2011), e che succede il mese dopo ?
Berlusconi sale al Quirinale per dimettersi e al suo posto arriva Monti, il quale si auto-nomina Ministro dell’Economia e chiama Grilli a fare il Viceministro (eccezionalmente rispetto a quanto voluto dalla prassi, Monti inviterà Grilli a presenziare in ogni CdM del suo Governo).

Passano i mesi e lo spread rimane molto alto (seppure in discesa). La BCE porta avanti la sua politica monetaria accomodante fino a quando, a inizio Luglio 2012, Draghi se ne esce davanti a tutto il Mondo con la sua famosissima frase: “Faremo quanto basta per salvare l’Euro e, credeteci, sarà abbastanza”.
Apriti cielo, lo spread crolla e di colpo i titoli di Stato più odiati di quei giorni (Italiani e Spagnoli) diventano una grande occasione di acquisto per i trader (o meglio, le banche) di tutto il pianeta.

A questo punto Monti tira un sospiro di sollievo, tanto che pochi giorni dopo, l’11 Luglio 2012, lascia il Ministero dell’Economia.
E chi diventa il nuovo Ministro ? Sì bravi, proprio lui, Grilli, il quale rimarrà Ministro fino al giorno in cui Berlusconi si alza e decide di far cadere il Governo.

Morale della favola: i libri di Storia ricorderanno che è sotto la guida del Ministro dell’Economia Vittorio Grilli che l’Italia ha riguadagnato la fiducia dei mercati (quando invece, non ce ne voglia Grilli, il merito è al 99,99% della BCE):

btp

Concorderete tutti su un fatto inequivocabile: a prescindere dai suoi meriti, Grilli se ne esce da gran signore in questo grafico.

Ora, però, ci piacerebbe porre all’ex Ministro una sola domanda: “Si sentirebbe, oggi, di ripetere quello che disse nel 2011 riguardo all’infondatezza della presunta corte che JP Morgan le stava facendo in quel periodo ?”
No perchè, se JPM si fosse interessata a Grilli solo dopo che ha abbandonato il Ministero dell’Economia e non prima, qualcuno potrebbe anche pensare che la banca d’affari americana stia cercando di avere sul suo libro paga uomini capaci di influenzare a proprio vantaggio la politica di un Paese come l’Italia, e certo questa è un’idea che non darebbe una bella immagine né di JPM, né di un ex Ministro dell’Economia.

 

 

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