Wall Street: Un Timore Giustificato

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L’aria di correzione non ha solo una componente psicologica a Wall Street, oggi vi mostriamo un ottimo motivo per essere preoccupati sull’andamento futuro delle quotazioni

Lasciate stare le componenti psicologiche, c’è un indicatore finanziario ben preciso che è in grado, da solo, di giustificare la posizione di chi crede che per Wall Street il peggio debba ancora venire:

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I margini di profitto, uno di quegli indicatori che anche un debuttante della finanza probabilmente conosce, sono calati nettamente negli ultimi mesi.

Barclays (fonte del grafico) ci spiega che spesso questo calo ha coinciso con una recessione.

E per chi ama i dettagli delle cose, vorremmo fare un discorso su quell’unica volta che un calo simile dei margini di profitto non ha abbattuto il mercato: il 1985.

Che cosa era successo nel 1985 ? La risposta arriva sempre dagli stessi analisti, voilà:

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Nel 1985 fu tutta colpa del settore energetico, esattamente come oggi.

Sebbene il nostro livello di preoccupazione per il futuro del mercato rimanga piuttosto elevato, crediamo che senza un grosso cigno nero (con un conseguente contagio psicologico da panic-selling) non sarà semplice far crollare i mercati.

 

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2 Comments on "Wall Street: Un Timore Giustificato"

  1. I tassi, la Signora Fed, doveva alzarli ben 12 mesi fa. Purtroppo adesso è troppo tardi.
    L’unico strumento in caso di recessione è l’ennesimo QE (o tassi negativi?!?).

    Durante l’appuntamento Fed la Yellen non ha avuto il coraggio di alzare i tassi (neanche di alzarli e dire STOP, non si tratta di una serie di rialzi!). Si è limitata ad affermare che loro agiscono indistintamente da come si comportano i mercati. Detto fatto.
    Mercati che crollano e pochi giorni dopo, conferenza della Yellen (che tossisce e non riesce poi a parlare) che dice SI’ SI’ mi aspetto che alziamo (noi della Fed) entro la fine dell’anno!!! Si’ Si’. Come vogliono i mercati. Ma i mercati sanno quello che è bene per loro?!?
    Intanto in Giappone il debito continua a gonfiarsi come un pallone anzi una mongolfiera e di crescita se n’è vista solo all’inzio del primo QE, quando inprevisione dell’aumento dell’Iva i giapponesi (furbi) sono corsia comprare per anticipare gli acquisti prima dello scatto e non per ripresa economica. Da lì in poi… il disastro. E continuano a stampare, comprarsi bond e gonfiare il bilancio… va beh.

    Qui c’è Draghi, con la mossa all’Italiana e la Wolsvaghen che se non cambiano le leggi ad Hoc per loro (a sfavore dell’inquinamento) sono guai per la Germania e l’indotto estero…
    C’è la Cina, che ha vissuto troppo sulle azioni e NON sul lavoro e ora sono rimasti secchi! E addio consumi interni. E il petrolio che piu’ di così non puo’ scendere e favorire ancora il Pil nostrano insieme all’euro strabasso (a proposito, ora che l’euro è basso con chi ce la prendiamo se si cresce zerovirgola?).

    Adesso la Fed sta perdendo credibilità alla grandissima! Non è capace di decidere da sola una cosa che sia una!

    Dati payrolls scoraggianti… Yella!

    Occhio ai dati lavoro! L’ho già detto e lo ribdisco!

    E ora che fai alla prossima: lasci o… RADDOPPI?
    ;)

    • Comincio a pensare ad una ripetizione di ciò che accadde dopo la crisi del 1929. Con un lungo periodo di tassi a livelli minimi, la Fed provò a rialzare i tassi scatenando il panico sui mercati e dovendo tornare a quota 0 in pochi mesi. È come se la crisi economica del 1929 fosse stata troppo pesante da poter essere digerita da un solo ciclo economico di 7-8 anni. Nonostante lo scenario poco rassicurante che vediamo ora sui mercati, per ora manca quel “cigno nero” (alla Lehman Brothers diciamo) che innescherà l’ennesimo crollo della borsa. La benzina per terra c’è ed è parecchia, manca solo il matto di turno che si accenderà una sigaretta

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