Dopo aver visto consumi e investimenti delle imprese, dedichiamoci ora ad un’altra componente del PIL: la spesa pubblica
Prima di procedere con la lezione odierna, vi consigliamo di rivedere la lezione relativa ai consumi e quella relativa agli investimenti delle imprese.
Veniamo ora alla voce da sempre più controversa tra quelle che compongono il PIL: la spesa pubblica, ovvero la spesa delle amministrazioni pubbliche che, in quanto tali, sono tutte sottoposte all’amministrazione statale.
Come interviene lo Stato in un’economia ?
È questo uno dei più pesanti interrogativi che attanagliano chiunque voglia intraprendere studi di scienze economiche. Lo Stato interviene fornendo servizi (dalla sanità all’istruzione) che, in condizioni di pareggio di bilancio, sono finanziate tramite le entrata di cassa dello Stato (ovvero le tasse).
Non pensiamo, però, che lo Stato funzioni come un’azienda: è vero sì che esso ha entrate (le tasse) e uscite (la spesa pubblica), ma ridurre il funzionamento dello Stato a quello di un’azienda con costi e ricavi sarebbe una pericolosa riduzione.
Spieghiamoci meglio, è normale che lo Stato intervenga nell’economia fornendo servizi fondamentali (sarebbe infatti socialmente inammissibile avere uno Stato non interessato a fornire istruzione, cure sanitarie, servizi di emergenza ai suoi cittadini. Premesso quindi che un’economia senza Stato sembra essere un modello davvero difficile da immaginare, veniamo alla questione principale: come rientra la spesa pubblica nel calcolo del PIL ?
Immaginiamo di trovarci in un’economia chiusa (cioè un’economia che non commercia con l’estero), in questo caso il PIL sarà dato da:
PIL = Consumi + Investimenti imprese + Spesa pubblica
Ovvero, usando la simbologia comune:
PIL = C + I + G
E qui veniamo al problema principale: è opportuno chiedersi se la spesa pubblica produca ricchezza o meno.
Viviamo in un Paese in cui il denaro pubblico viene sperperato per attività ridicole (dagli spalatori di neve pagati anche ad Agosto agli assurdi costi della politica, l’attività meno produttiva di tutte in Italia), per cui la tentazione di dire: “No, la spesa pubblica non produce ricchezza” è indubbiamente forte.
La verità è che esiste la spesa pubblica produce sempre (dal punto di vista umano dispiace dirlo, ma le spese militari sono tra quelle con un moltiplicatore del reddito più elevato, mentre le spese per i rimborsi elettorali sembrano essere quelle più improduttive), in quanto ogni Euro che lo Stato spende è un Euro che entra nell’economia e che, attraverso vari meccanismi economici che cambiano per ogni voce di spesa, viene convertito in una quantità di moneta maggiore a quella inizialmente spesa dallo Stato (le spese per finanziare la ricerca, ad esempio, possono diventare un vero e proprio volano dell’economia).
La spesa pubblica è dunque una componente importane del PIL, ma problematica in quanto è molto difficile stabilire il suo impatto reale sul benessere medio dei cittadini (come abbiamo detto, cambiano i moltiplicatori, quindi se dovessimo inserire tutti i parametri nella nostra espressione iniziale avremmo un’equazione infinita). Essa dovrebbe essere sempre finanziata dalle tasse, ma non è detto che le tasse siano proporzionate alla qualità dei servizi offerti dallo Stato (e noi lo sappiamo bene, purtroppo).
Per capire quanto la spesa pubblica sia importante per il PIL di una Nazione, ecco la quota che essa rappresenta nella ricchezza di diversi Paesi:
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