Europa: Il QE Può Creare Davvero Inflazione ?

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I casi statunitensi, britannici e giapponesi ci costringono a porci una domanda fondamentale: siamo proprio certi che il Quantitative Easing della BCE creerà inflazione nell’Eurozona ?

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(ripubblicazione articolo del 13 marzo 2015)

Purtroppo gli ultimi dati sull’inflazione mondiale sono “falsati” dal fortissimo calo del prezzo del petrolio, e, per questo, fare un’analisi seria sull’andamento dei prezzi risulta essere più difficile del normale.

In ogni caso, cercheremo di dare una risposta a tale quesito.

Prendete il caso degli Stati Uniti, la Federal Reserve ha avviato ben tre QE, e lo ha fatto quando l’inflazione non era assolutamente vicino allo 0% (cosa che stiamo invece vivendo in Europa):

L’inflazione, escludendo l’ultimo tracollo dei prezzi del petrolio, si era attestata effettivamente intorno a quota 2%.
Tuttavia, abbiamo tanti dubbi sul metodo di calcolo dell’inflazione utilizzato da Washington.

Un caso simile vale per il Regno Unito:

Il QE della BOE non è stato fatto con tassi di inflazione vicini allo 0%.

Cerchiamo, dunque, di prendere l’unico caso paragonabile a quello dell’Eurozona: il Giappone:

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La spinta dell’inflazione c’è stata in Giappone, ma non va comunque trascurato l’effetto del rialzo dell’IVA voluto dal governo di Shinzo Abe.

Ricapitolando: abbiamo due economie (USA e Regno Unito) che non possono essere prese in considerazione per effettuare previsioni sull’inflazione europea (le situazioni di partenza del livello dei prezzi sono troppo diverse tra loro), mentre il caso giapponese sembra dare alcuni messaggi positivi.

Tuttavia, Zerohedge riporta molto bene l’atteggiamento di incertezza ed attesa dei mercati europei in merito a tale questione:

Tale incertezza è più che giustificata, il QE europeo è, per quanto teoricamente enorme (“teoricamente”, nel senso che c’è il rischio che la BCE non trovi più titoli di Stato da acquistare sul mercato secondario molto presto), estremamente diverso da quello giapponese.

Ora che il QE europeo è appena partito, dunque, i mercati preferiscono stare a guardare prima di attendere euforicamente un tasso di inflazione pari al 2% nell’Eurozona.

 

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