Giappone: l’Abenomics funziona, PIL +3,5%

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Tra risate di scherno e ucceli del malaugurio, diamo un’occhiata al Giappone, il primo paese ad uscire ufficialmente dalla crisi

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In Giappone la crisi è (quasi) finita, in questo post vorrei rispondere a tanti articoli scritti da persone scettiche sulla politica monetaria Giapponese, concentriamoci su due punti:

1) L’economia reale Giapponese è in forte ripresa, così come i mercati finanziari

Lo scenario ideale, in Giappone il PIL doveva crescere del 2,8% su base annua, ma i numeri ufficiali parlano oggi di uno stratosferico +3,5%, un numero incredibilmente alto rispetto a quello a cui il Giappone ci aveva abituati negli ultimi 20 anni (il tasso di crescita “naturale” del PIL Giapponese negli ultimi anni è stato infatti vicino a quello Italiano, già molto basso come sappiamo). La cosa più strana è che, per ora, l’inflazione non sembra reagire allo stimolo monetario, qualcuno dice che il PIL cresca così solo grazie agli investimenti esteri e al clima di grande fiducia di questo momento. Aspettiamo ancora qualche mese per vedere effetti reali sulla produzione Giapponese (che è comunque in crescita dal giorno dell’insediamento di Abe).

2) I tassi sui titoli di Stato Giapponesi crescono, e questo preoccupa alcuni commentatori

Stiamo calmi, il fatto che i titoli di Stato facciano registrare rendimenti più alti del passato (comunque ancora dell’ordine dello 0,.. %) è naturale. Infatti, ad una svalutazione competitiva segue sempre un aumento dei tassi di interesse, questa è una regola fondamentale della macroeconomia. Qualcuno si preoccupa del debito pubblico Giapponese, definito troppo alto. Qui signori miei dobbiamo convincerci di una cosa: non esiste un livello troppo alto di debito pubblico, non ci sono formule matematiche capaci di esprimere il livello “ottimale” di indebitamento di uno Stato (cosa che invece esiste per le imprese, fortunatamente). La ragione è semplice, finché uno Stato batte moneta, il suo debito pubblico sarà garantito anche nel peggiore dei casi, a meno che non ci siano leggi (vedi negli USA) che impongono un “tetto” di debito (debt ceiling), ma parliamo di leggi, norme scritte da chi legifera, non di leggi economiche. Semplifichiamo, chi compra un titolo di Stato si aspetta di essere remunerato (escludendo il caso più “folle” dei rendimenti negativi), e chi compra titoli Giapponesi ora dovrebbe sapere che non esistono ragioni logiche per credere che Tokyo sia a rischio di liquidità.
Allora perchè i rendimenti crescono ? Semplicemente perchè lo Yen sta perdendo valore, e avere un titolo di Stato indicizzato in Yen non è più tanto “attraente” come lo era in passato, specialmente sapendo che la svalutazione non si è ancora conclusa. Allora mi lancio in una previsione: ora i titoli di Stato Giapponesi avranno rendimenti crescenti, ma, raggiunta una certa soglia a fine svalutazione, scatteranno tanti ordini di “buy-back” e i rendimenti Giapponesi crolleranno, mentre l’economia reale andrà avanti a gonfie vele, segnatevi queste parole.

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