Il Nobel per l’Economia va ai professori Fama, Hansen e Shiller

Pundits, Professors and their Predictions: Robert J. Shiller

Come spesso accade il premio Nobel per l’Economia di quest’anno è stato attribuito a degli economisti con decenni di ritardo, vediamo chi sono i vincitori di quest’anno

Pundits, Professors and their Predictions: Robert J. Shiller

Una premessa doverosa: non esiste in realtà nessun premio Nobel per l’Economia, quello che viene comunemente chiamato in questo modo altro non è che il premio che viene assegnato dalla Banca Centrale Svedese in memoria di Alfred Nobel (quest’ultimo non ha infatti mai istituito nessun premio Nobel per l’Economia).

Detto questo, i vincitori di quest’anno sono tre professori di prestigiose Università Americane:

- Eugene Fama (University of Chicago)
Lars Hansen (University of Chicago)
Robert Shiller (ritratto nella foto sopra) (Yale University)

Il motivo del premio conferito ai tre è stato il loro lavoro di ricerca sull’analisi finanziaria di medio-lungo periodo, ma vediamo il comunicato ufficiale del comitato per il Nobel:

“Non esiste modo per prevedere il prezzo di azioni e obbligazioni nei prossimi giorni o nelle prossime settimane. Ma è abbastanza possibile prevedere il percorso di questi prezzi in periodi più lunghi, come i prossimi 3 o 5 anni. Queste scoperte, che possono sembrare sorprendenti e contraddittorie, sono state fatte e analizzate dai vincitori di quest’anno: Eugene Fama, Lars Peter Hansen e Robert Shiller.

All’inizio degli anni Sessanta, Eugene Fama e alcuni dei suoi collaboratori dimostrarono che i prezzi di un’azione sono estremamente difficili da prevedere nel breve periodo, e che le nuove informazioni hanno effetti immediati sui prezzi. Queste scoperte non ebbero solo un impatto profondo sulle successive ricerche ma cambiarono anche il modo di interagire con il mercato. La nascita dei cosiddetti “index funds” nei mercati azionari di tutto il Mondo ne è un esempio evidente.

Se i prezzi sono quasi impossibili da prevedere su base giornaliera o settimanale, allora non dovrebbe essere ancora più difficile fare una previsione su base poliennale ? La risposta è no, come Robert Shiller scoprì all’inizio degli anni Ottanta. Egli scoprì che i prezzi delle azioni fluttuano molto di più dei dividendi societari, e che il rapporto prezzi/dividendi tende a ridursi quando è alto e a crescere quando è basso. Questo modello vale non solo per le azioni, ma anche per obbligazioni e altri asset.

Un approccio possibile interpreta queste scoperte in termini di risposta degli investitori razionali all’incertezza nei prezzi. Alti guadagni futuri sono visti quindi come una compensazione per il possesso di asset rischiosi durante periodi insolitamente rischiosi. Lars Peter Hansen ha sviluppato un metodo statistico che è particolarmente utile per adattare teorie razionali al prezzo degli asset. Usando questo metodo, Hansen e altri ricercatori hanno scoperto che le modifiche di queste teorie sono molto utili per spiegare i prezzi di vari asset.

Un altro approccio si concentra sulle deviazioni dal comportamente dell’investitore razionale. La cosiddetta “finanza comportamentale” prende in considerazione restrizioni istituzionali, come limiti ai prestiti, che impediscono agli investitori più abili di investire contro ogni errore di prezzo nel mercato.

I vincitori hanno posto le basi per l’attuale comprensione dei prezzi di strumenti finanziari. Questo è connesso in parte alle fluttuazioni nel rischio e nelle attitudini al rischio, e in parte a pregiudizi comportamentali e frizioni del mercato”.

Tutti concetti che, per chi opera in mercati finanziari, dovrebbero essere chiari. Il premio Nobel è stato quindi un riconoscimento per chi ha avviato l’analisi di medio-lungo periodo sui mercati finanziari.

 

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