La Fed e la BOE adottano la stessa strategia pro-occupazione

Mark-Carney

Mentre la BCE non è ancora nelle condizioni adatte, la Federal Reserve e la Bank of England hanno fissato il valore del tasso di disoccupazione che si intende raggiungere prima di intervenire sui tassi

Mark-Carney

I tassi della Federal Reserve sono da tempo compresi fra lo 0% e lo 0,25%, quelli della Bank of England sono, per ora, fermi allo 0,50%.
Dopo che la Federal Reserve ha fissato una “soglia 7%” nel tasso di disoccupazione (soglia al di sotto della quale i tassi verranno alzati), la Bank of England ha annunciato ieri di voler fare la stessa cosa, ma con una differenza fondamentale.

La BOE impara dagli errori della Fed
È proprio così, il governatore della BOE Mark Carney ha annunciato ieri che sì, sarebbe stata istituita anche per il Regno Unito un limite nel tasso di disoccupazione pari al 7% (attualmente il dato si aggira intorno al 7,8%), ma che non avrebbe seguito alla lettera quanto fatto dalla banca centrale Americana.
Infatti (e qui vi invito a notare la sottigliezza strategica, che potrà sembrarvi poca cosa ma per i mercati non è mai così), mentre la Fed ha fatto capire che al di sotto del 7% scatterà un “grilletto” che aumenterà i tassi con effetto quasi immediato, Carney ha insistito molto sull’idea del semplice “reassessment”, la “riconsiderazione” della strategia della BOE. In pratica Wall Street sa che quando la disoccupazione Americana sarà pari al 6,9% la Federal Reserve aumenterà i tassi appena possibile, mentre la strategia della BOE è più complessa e i mercati non possono dare nulla di scontato. Come detto, quindi, una differenza che può sembrare leggera ma che è, al contrario, molto importante per i mercati finanziari.

Vi ricordo che la BOE, come la Fed, sta mettendo in atto da anni un massiccio piano di Quantitative Easing. Guarda caso tutte le economie in cui è stato introdotto il QE sono in ampia crescita dopo anni di stallo, qualcuno potrà sostenere che questa crescita non sia reale, se così non sarà allora la politica monetaria espansiva produrrà un effetto praticamente nullo sull’economia nel medio periodo (traduzione: dopo la exit strategy dovremmo vedere molti segni “meno” nei PIL di questi Paesi), ma ci sembra, francamente, uno scenario poco realistico.

 

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