La Sola Variabile Che Può Impedire Alla Fed Di Alzare I Tassi A Settembre

Janet Yellen

Dando un’occhiata alle condizioni del mercato del lavoro negli Stati Uniti, il rialzo dei tassi a settembre da parte della Fed sembra quasi scontato, ma c’è un piccolo asterisco nella strategia monetaria degli USA che non va ignorato

La frase di Janet Yellen cominciamo a conoscerla a memoria ormai:

“Il Comitato interverrà sui tassi non appena verrà registrato un qualche ulteriore miglioramento nel mercato del lavoro”

Non ci è dato sapere a che cosa corrisponda l’idea di “qualche ulteriore miglioramento”, ma non possiamo negare che le variabili principali del mercato del lavoro USA stiano continuando a dare segnali positivi mese dopo mese:

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fredgraph (6)

Il rialzo dei tassi sarà certamente molto graduale (giudichiamo estremamente improbabile che i tassi raggiungano o addirittura superino quota 1% entro la fine dell’anno), e come target di fine anno ci pare possibile ipotizzare uno 0,5-0,75%.

Cosa cambia tra l’attuale 0-0,25% e 0,5-0,75% in termini reali per l’economia ? Praticamente nulla, ma, psicologicamente, ai mercati non è mai piaciuto investire in un momento di politica monetaria restrittiva (come probabilmente avverrà nel 2016-2017).

C’è però, in tutto questo scenario di ottimismo, un grosso elefante nella stanza che stiamo ignorando.
Anzi, più che un elefante potremmo dire che si tratta di un dragone:

shrinking chinese economy

Il grafico che vedete sintetizza con estrema efficacia la situazione attuale dell’economia cinese rispetto a quanto mediamente registrato negli ultimi anni.

Quasi tutte le variabili indicate nel grafico sono in contrazione (ci chiediamo come sia possibile che il PIL possa ancora crescere del 7% annuo, ma si sa, il timore che Pechino falsifichi il dato sul prodotto interno lordo è sempre presente).

Nel prossimo comunicato della Fed, se per caso si decidesse di non rialzare i tassi, non troverete mai la frase: “Il Comitato è seriamente preoccupato da quanto sta accadendo in Cina”, troverete una cosa del tipo: “Il Comitato ritiene opportuno attendere ulteriori miglioramenti nel mercato del lavoro statunitense […] e giudica necessario porre uno sguardo alle dinamiche di crescita mondiale” (quei tre puntini tra parentesi indicano che tra le due frasi ci sarà molto, molto spazio (non sia mai che Wall Street pensi che il disastro cinese sia così importante per gli USA).

Già, ma diamo un’occhiata a queste dinamiche di crescita mondiale:

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Usando l’indicatore PMI, la situazione ci appare chiara: “Preoccupazione per le dinamiche della crescita mondiale” = “I mercati emergenti sono nei guai”.

E dato che molti di questi mercati emergenti dipendono fortemente dal dollaro (Cina e Russia stanno iniziando a de-dollarizzarsi, dirà qualcuno, ma è un processo che richiederà decenni e, per quanto ne sappiamo ora, sono decisamente elevate le possibilità di fallimento del piano), un ulteriore apprezzamento della valuta dello Zio Sam farebbe solo male a queste economie (ricordate la grande festa sui mercati valutari quando Bernanke annunciò la possibilità di ridurre il ritmo del Quantitative Easing ? Ecco, quello fu solo un antipasto).

A nostro parere, fino a quando la Cina non avrà risolto almeno il problema del crollo della borsa di Shanghai (la China Securities Finance Corp. sta comprando qualunque azione da settimane, con una “capacità di fuoco” stimata da Bloomberg intorno ai 483 miliardi – sì, miliardi – di dollari), la Federal Reserve farà molta attenzione a rialzare i tassi.
O, almeno, è quanto ci auguriamo.

 

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