Le Monde: la rielezione di Napolitano, o il naufragio della politica

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Mentre la stampa Italiana lo saluta con un’ovazione, dall’estero ci fanno notare quanto piccoli siano i nostri uomini politici

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I suoi libri erano già imballati, pronti a lasciare il palazzo del Quirinale per palazzo Giustiniani, dietro al Senato, dove un nuovo ufficio lo aspettava. “Ho dato tutto quello che potevo dare”, diceva ancora una settimana fa a quelli che speravano di vederlo ricandidarsi. Ma nel campo di rovine che è diventata la politica Italiana, è il solo a essere rimasto più o meno in piedi, affidabile, rassicurante, professionale.

È quindi verso di lui che si sono rivolti per uscire dall’impasse politico che minacciava di diventare un abisso nel quale sarebbero stati tutti inghiottiti. Bersani, Berlusconi, Monti l’hanno supplicato di ricandidarsi per altri sette anni. Ed ha ceduto. Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica usciente, ha accettato di essere candidato alla sua successione. Senza sorprese è stato rieletto, sabato 20 Aprile, al sesto turno di scrutinio con la maggioranza assoluta dei 1007 grandi elettori.

Mancavano ancora sei voti al raggiungimento della soglia 504 che già i Parlamentari applaudivano selvaggiamente. In piedi. Sollevati. Salvati. Rassicurati. L’immagine che viene in mente ? Quella dei bambini che ritrovano la mamma all’uscita da scuola dopo aver creduto di averla persa. Quando avrà terminato il suo nuovo mandato, nel 2020, Napolitano sarà prossimo festeggiare i suoi 95 anni. La gerontocrazia fa rabbia.

Questa rielezione – la prima nella storia della Repubblica – è innanzitutto un omaggio all’abilità di quest’uomo semplice e discreto che festeggerà 88 anni in Giugno. Eletto di giustezza nel 2006 al quarto scrutinio, è diventato indispensabile. Contro di lui c’era il fatto che era stato Comunista (abbastanza Riformista), ed è riuscito a far dimenticare questa affiliazione ideologica per apparire come il presidente di tutti gli Italiani. Più del 90% tra loro apprezza il suo operato.

Ma questo secondo settennato è anche una sconfitta, per non dire un naufragio, della politica, la manifestazione del suo panico, della sua assenza di immaginazione. Incapaci di mettersi d’accordo sul nome di un candidato, i Parlamentari Italiani hanno dato la misura della loro mediocrità. A cominciare da quelli di Sinistra che, essendo i più numerosi, dovevano almeno accordarsi su di un nome per sperare di riuscire ad imporlo.

Ma i grandi elettori di Sinistra hanno preferito aprire il loro prossimo congresso (previsto per Ottober) nel corso dei primi scrutini, distruggendo il proprio candidato (Franco Marini, poi Romano Prodi, giudicato più “schierato”) per abbattere Bersani, il Segretario Generale del partito. Le loro divisioni, i loro odi repressi, hanno avuto la meglio su qualsiasi altro argomento.

Terrorizzata da Beppe Grillo che ha giurato la sua morte, sorda alle aperture tardive dell’ex comico, la Sinistra ha voluto rimettersi prima alla possibilità di un accordo con la Destra (Marini), poi con se stessa (Prodi). Doppio shock e doppio impasse. Restava una soluzione: sostenere il candidato presentato da Beppe Grillo, il giurista e costituzionalista Stefano Rodotà, proveniente anche lui dai suoi ranghi. A questa possibilità, la Sinistra ha preferito la dichiarazione pubblica della propria incapacità a gestire la sua mezza vittoria alle elezioni.

Silvio Berlusconi può strofinarsi le mani: ha dovuto solo assistere all’implosione del suo avversario senza aver fatto nulla (o quasi) per provocarla. A 76 anni, imputato in tre processi, lui è sempre lì. Chapeau ! Se delle nuove elezioni dovessero aver luogo in Autunno, si ritroverebbe in una posizione insperata. Lo stesso vale per Grillo. “Bersani è un morto che parla” aveva commentato sbattendo la porta, 6 settimane fa, alla possibilità di un accordo con la Sinistra.

Ma la sua strategia è – almeno nel breve periodo – uno shock. Forte del suo 25% dei voti ottenuti 2 mesi fa, il Movimento 5 Stelle non è riuscito a sbarazzarsi della “casta” politica. I suoi eletti non occupano nessun posto di potere. Circa 8,5 milioni di Italiani avevano votato per il cambiamento.
Mario Monti – benché dimissionario – è sempre il Presidente del Consiglio e Napolitano ha rimpiazzato Napolitano…

Philippe Ridet (tratto da Le Monde)

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