Uno Sguardo Al Piano (Quasi) Definitivo Per Salvare La Grecia

Jean-Claude Juncker, Alexis Tsipras

Non crediamo che il piano presentato nelle ultime ore all’Europa dal governo Tsipras per salvare Atene sia realmente una proposta definitiva, ma tanto vale dare un’occhiata ai numeri nel dettaglio

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(ripubblicazione articolo del 24 giugno 2015)

Partiamo da una premessa fondamentale, qualunque intervento di politica economica (ad eccezione di uno, come vedremo) entrerà in vigore soltanto nel 2016, ciò significa che almeno fino alla fine del 2015 Atene non farà assolutamente nulla per sistemare un po’ i conti. Probabilmente già questa premessa vi farà capire perché a Bruxelles qualcuno alzerà le sopracciglia di fronte all’ultima proposta di Tsipras & Co.

Ma andiamo avanti, ecco il dettaglio delle misure proposte da Atene:

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Le percentuali sono semplici da capire: viene fatta una previsione del gettito fiscale delle nuove tasse (perché la proposta di Tsipras è quasi soltanto un enorme rialzo delle tasse, senza tagli convincenti alla spesa pubblica) e tale previsione è rapportata al PIL (anche questo previsto nel 2016, per cui tanti saluti alla serietà della tabella mostrata nell’immagine, redatta direttamente dai tecnici del governo greco).

L’IVA greca è pari al 23% da diversi anni, ma questa norma ha sempre avuto tante eccezioni (ovvero riduzioni) su una serie di beni, Atene si impegna a ridurre drasticamente tali eccezioni. Pochi beni essenziali (cibo ed energia) avranno un’IVA pari al 13%, mentre libri e medicine saranno tassati al 6%, tutto il resto dovrebbe essere allineato all’aliquota standard. Questo porterà il gettito dell’IVA dallo 0,38% del PIL del 2015 allo 0,74%.

Ci sarà poi una riforma strutturale del sistema pensionistico nazionale (che seguirà quelle del 2010 e del 2012). L’idea qui è quella di, citiamo il documento ufficiale, “disincentivare il pensionamento in età meno avanzata”, che è politichese per “alzeremo l’età minima per la pensione”. Il sistema – si dice poi – dovrà diventare più contributivo e meno retributivo. I contributi passeranno dallo 0,37% del PIL all’1,05%, una riforma piuttosto ambiziosa.

Si passa poi all’aumento “una tantum”delle tasse sulle aziende che registrano utili superiori ai 500.000 € nel 2015 (è questa l’unica misura che entrerà in vigore prima della fine dell’anno), più un rialzo di tre punti percentuali (dal 26% al 29%) della tassa sul reddito aziendale. Mettiamoci anche un piccolo ritocco di un esistente “contributo di solidarietà”, e avremo un gettito pari allo 0,66% del PIL nel 2015 (grazie soprattutto a quei poveri fessi che gestiscono aziende redditizie in Grecia) ed allo 0,58% nel 2016.

Ci sono poi altre misure minori delle quali non vale la pena parlare. Ci soffermiamo però su una cosa: l’unico taglio alla spesa pubblica previsto dal governo Tsipras è pari a 200 milioni di euro alla voce “spesa militare”.

Sapendo che, come ben ci ricorda Zero Hedge, il Fondo Monetario Internazionale chiede ad Atene di aumentare leggermente le tasse e di tagliare pesantemente la spesa pubblica, in che modo questo piano dovrebbe essere accettato secondo Tsipras & Co. ?

 

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