USA: lo sgambetto di Moody’s alle banche d’affari

Moody's sign on 7 World Trade Center tower in New York

L’agenzia di rating Moody’s ha declassato, in una botta sola, tre grandi banche d’affari Americane: Goldman Sachs, Morgan Stanley e JP Morgan

Moody's sign on 7 World Trade Center tower in New York

La notizia è arrivata un’ora dopo la chiusura di Wall Street (che, tra l’altro, nell’ultima seduta di Giovedì ha toccato nuovi record grazie ad un discorso di Janet Yellen di fronte al Comitato Bancario del Congresso Americano): Moody’s ha declassato le 3 banche d’affari Americane più note al Mondo: Goldman Sachs, Morgan Stanley e JP Morgan.

Il declassamento “di gruppo” ha un significato evidente: il problema non sta tanto nella governance delle banche, ma nell’attuale debolezza del mercato del credito. Il cittadino privato, per intenderci, non va a chiedere un prestito da Goldman Sachs, soltanto le grandi imprese si rivolgono direttamente alle banche d’affari.
Ma quante grande imprese possono esistere in America ? Tantissime rispetto all’Italia, ma è chiaro che questo non è sufficiente a sostenere il grande giro d’affari di queste tre banche. Non a caso Goldman Sachs, Morgan Stanley e JP Morgan sono più note nel settore del trading piuttosto che in quello del mercato del credito, infatti l’attività di speculazione finanziaria rappresenta ormai l’attività principale di ogni grande banca d’affari, non solo in America.

In quest’ottica, il declassamento assume una proporzione ancora più grande. Wall Street non si trova in una fase di grande volatilità per il momento, questo significa che il rischio di investire in America è, almeno nella media, piuttosto basso. Evidentemente il problema non sta nella sfera del trading, il problema si trova nel mercato del credito.
Sì, in effetti è così, ma. come stiamo per mostrarvi, il problema è un po’ più complesso.
Guardate un po’ alcuni passaggi del documento ufficiale con il quale Moody’s ha annunciato il declassamento:

“L’idea che Moody’s ha sulle probabilità di aiuti per queste società rimane invariata perchè crediamo che il fallimento disordinato di una di queste creerebbe un rischio di contagio in tutto il sistema finanziario ed economico”

“Quello che è cambiato, per noi, è la fonte da cui arriverà questo aiuto finanziario. Quando il meccanismo del “single point of entry” (SPE) sarà più sviluppato, crediamo che se sarà necessario un aiuto questo non arriverà da un salvataggio del Governo, ma, nella maggior parte dei casi, da un “bail-in” dei creditori della compagnia holding”

“In altre parole, una banca importante per l’intero sistema sarebbe ancora probabilmente aiutata, ma il FDIC sposterebbe il costo del salvataggio dal settore pubblico a quello privato”.

Non ci sono spiegazioni particolari riguardo al declassamento, questo che abbiamo riportato è il passaggio più importante.
Premesso che, ad oggi, nessuno ha mai messo in dubbio la liquidità o la solvibilità delle tre banche d’affari in questione, ci viene spontaneo pensare che Moody’s abbia tagliato il loro rating soltanto per il nuovo meccanismo di salvataggio delle grandi banche (il “single point of entry”) che, come avete letto nel comunicato, sposterebbe il rischio di fallimento dal settore pubblico (che, negli USA, può stampare moneta senza problemi e non ha quindi teoricamente problemi di liquidità) a quello privato (che invece di problemi ne ha, come ogni comune mortale).
D’ora in poi per diventare creditori di una grande banca d’affari negli USA bisognerà conoscerne il bilancio a memoria, e tenerlo controllato nel tempo. Chissà se a Washington hanno capito che il primo effetto dello SPE sarà quello di far scappare i creditori da Goldman Sachs e compagnia bella, questo comunque ci sembra un bel motivo per declassare di colpo l’intero settore in America.

Altri articoli

Lascia un commento per primo

Leave a comment

Your email address will not be published.

*