All’Italia non serve un avanzo primario in questo momento

BCE, ECB

Perfino Il Sole 24 Ore se n’è accorto, siamo in una fase economica dove l’avanzo primario di bilancio è assolutamente inutile, se non dannoso per la nostra economia

BCE, ECB

“Non è la crisi il momento dell’austerità, ma la crescita” è una delle frasi di Keynes più famose e più in voga in questi ultimi anni. Partiamo con un grafico preso da KeynesBlog:

L’ultimo Def prevede questo per i prossimi anni, ma si sa, il Def è spesso un documento inesatto a causa dell’incompetenza di chi gli Italiani si divertono ad eleggere in Parlamento (sì, il Def è un documento del Governo, ma va approvato e modificato dalle due Camere).

Vedete quella bella linea blu che sale, sale, sale… non vi fa venire voglia di essere ottimisti per il futuro ? Andrà dunque tutto bene nel 2017 ?

Scordatevelo, ed è qui che cominciamo a citare un ottimo articolo pubblicato, con nostro grande stupore, da Il Sole 24 Ore:

Il ministro Saccomanni afferma che la crisi è «peggiore di quella del ’29» ma ripete che il governo deve rispettare il vincolo del deficit al 3% del Pil. Ne segue che per quest’anno sono possibili solo manovre a saldo zero e nel 2014 ci saranno pochi margini di intervento, limitati alla differenza tra il deficit tendenziale e il vincolo del 3%: circa mezzo punto di Pil, non più di 8 miliardi

Volete la traduzione terra-terra ? L’avanzo primario rappresenterà una somma di denaro che l’Italia non potrà mai utilizzare.

Andiamo avanti, non solo non potremo mai utilizzare questi soldi, ma risulta essere palese che la teoria economica (molto strampalata) su cui si basa tutta questa sofferenza che abbiamo davanti sia completamente sbagliata, e per sbagliata non intendo “di dubbia efficacia”, intendo proprio sbagliata. Cito lo stesso articolo:

Nonostante l’emergenza, il governo sembra prospettarci ancora austerità. Ma questo tipo di politiche frena la crescita e non assicura il riequilibrio dei conti. Lo abbiamo sperimentato in Italia, dove gli interventi restrittivi non hanno dato gli effetti previsti né in termini di crescita (le previsioni per il 2013 erano di un + 0,5%, mentre il Pil si riduce al ritmo del 2%) né in termini di finanze pubbliche (il rapporto debito e Pil continua ad aumentare). E lo abbiamo sperimentato in Europa: l’Fmi ammette che sono stati sottostimati gli effetti deleteri delle politiche di austerità.

I modelli previsionali adottati dalle istituzioni internazionali hanno introiettato la «teoria dell’austerità espansiva», attribuendo ai moltiplicatori della politica fiscale, che misurano l’impatto delle politiche espansive sul Pil, valori negativi o prossimi allo zero. In realtà, i moltiplicatori si sono rivelati più grandi ed è innegabile che una politica restrittiva (un aumento del saldo tra prelievo fiscale e spesa pubblica) riduce il Pil in misura almeno equivalente, con retroazione negativa sulle entrate.

In conclusione, l’articolo propone di andare a bussare alla porta di Bruxelles per far valere le proprie ragioni, ma ho seri dubbi che la nostra classe dirigente abbia il carisma necessario. Come al solito, dobbiamo sperare che sia la Francia la prima ad alzare la voce in Europa, ma per fare questo Monsieur Hollande deve svegliarsi, minacciare di uscire dall’euro non è una “berlusconata” o una “grillata”, ma sembra sempre di più l’unica via.

 

PS: per leggere l’ottimo articolo de Il Sole 24 Ore fate click qui.

Altri articoli

Lascia un commento per primo

Leave a comment

Your email address will not be published.

*