Come conciliare un Premio Nobel per la Pace con una guerra imminente in Siria ?

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Una giornalista Svedese ha chiesto al Presidente Barack Obama in che modo si possa conciliare il suo Premio Nobel per la Pace con un imminente attacco militare in Siria: il Presidente degli USA è sembrato imbarazzato

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Nel 2009 siamo tutti rimasti un po’ perplessi nel vedere che l’ambito Premio Nobel per la Pace era stato attribuito al Presidente degli Stati Uniti Barak Obama, il quale, per quanto sia riuscito negli anni a diventare un “fenomeno pop”, non sembra aver mai mostrato ragioni per meritare questo premio. Certo, chi è rimasto perplesso nel 2009 sarà stato schifato nel vedere che lo stesso premio è stato poi conferito anche all’Unione Europea, ma questo è un altro discorso che non intendiamo affrontare qui.

Fatto sta che, 4 anni dopo aver ricevuto quel premio, Barack Obama ha chiesto al Congresso Americano il via libera per un attacco militare in Siria. Tra le tante domande che uno può porsi, c’è anche quella sulla difficile conciliabilità tra il Premio Nobel per la Pace e un’iniziativa di offensiva bellica.

Che cosa succede quando qualcuno pone questa domanda al Presidente Obama ? Ecco la risposta:

Obama risponde che bisogna andare a rivedere il discorso che aveva pronunciato il giorno del conferimento del Nobel, discorso in cui Barack Obama aveva detto letteralmente di essere “indegno del premio se confrontato con i vincitori del passato”.
La domanda che avete in mente ora è probabilmente “Perchè Obama ha accettato quel premio ?”, per tale ragione il Presidente degli Stati Uniti ha voluto dare una risposta più lunga alla giornalista Svedese.
“Quello che dissi quel giorno fu anche che tutti noi dobbiamo affrontare un’enorme sfida quando crediamo nella pace ma viviamo in un Mondo pieno di violenza. La domanda qui diventa piuttosto “Quali sono le nostre responsabilià ?”. Ho compiuto ogni sforzo necessario per terminare la guerra in Iraq, per raffreddare la guerra in Afghanistan e per rafforzare il nostro impegno verso l’azione multilaterale promuovendo la diplomazia come soluzione dei problemi. Tuttavia, la domanda che noi leader politici ci chiediamo è “A che punto abbiamo bisogno di affrontare le azioni che stanno violando la nostra umanità ?”. Io direi che quando vedo 400 bambini uccisi utilizzando gas e più di 1.400 civili morti in questo modo in un’area dove ci sono già state decine di migliaia di uccisioni e abbiamo l’opportunità di intraprendere una qualche azione che sia rilevante seppur incapace di risolvere l’intero problema, allora non si può sollevare una questione morale”.

 

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