Euro: La BCE Si È Svegliata, Ora Tocca A Juncker

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Con il lancio del Quantitative Easing, la BCE ha finalmente deciso di allinearsi a quello che le principali banche centrali mondiali stanno facendo, ora rimane soltanto una cosa da fare, e non spetta a Draghi agire

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(ripubblicazione articolo del 28 gennaio 2015)

La settimana scorsa, dunque, è arrivato l’attesissimo annuncio del QE nell’Eurozona. Abbiamo espresso i nostri dubbi sul programma nel post di presentazione che potete trovare facendo click qui.

Ora, cerchiamo di fare un ragionamento su cosa succederà effettivamente con il Quantitative Easing.

Uno Stato dell’Eurozona (diciamo l’Italia) emetterà a più riprese titoli di debito.
Ad ogni asta, una quota massima dei titoli di Stato emessi (il 25%) potrà essere acquistata dalla BCE. Bene, ma queste emissioni come vanno contabilizzate ?

Ci spieghiamo meglio, per usufruire del beneficio del piano della BCE, l’Italia dovrà emettere nuovi titoli di debito e, dunque, incrementare il proprio debito pubblico. Questo incremento (che non è certo una novità per noi) diventerà probabilmente più rapido di quanto visto in passato dal momento che, adesso, Roma ha le spalle più o meno coperte dalla BCE (per “più o meno” vi rimandiamo al post in cui abbiamo spiegato la ripartizione del rischio paese inserita nel QE europeo).
Fino a qui, siamo certi che tutti ci stanno ancora seguendo.

Ripetiamo: abbiamo una banca centrale disposta a comprare debito pubblico ed un  paese disposto a vendere i proprio titoli di debito, uno scenario apparentemente identico a quello statunitense, giapponese e britannico.
C’è però una grossa differenza: il vincolo del 3% rimane in vigore per tutti i paesi dell’Eurozona.

Ergo: l’Italia (e nessun altro paese) può pensare di aumentare il proprio debito pubblico ai ritmi desiderati senza sforare dal vincolo del 3%. Non possiamo pensare di avere un deficit pari al 10% del PIL come altri paesi che hanno usufruito del QE hanno fatto.

Ci troveremmo dunque in questa paradossale situazione:

1) La BCE è pronta a comprare titoli di Stato

2) Gli Stati sono pronti a vendere questi titoli anche alla BCE (ricordate il vincolo del 25%)

3) La regola del 3% mette un tetto al deficit di bilancio  pubblico, rendendo teoricamente impossibile vendere i titoli di Stato “aggiuntivi” alla BCE

Non vi sarà sfuggito quel “teoricamente”. Francia e Spagna se ne fregano da anni del vincolo del 3%. L’Italia invece, vista la sua mania di voler sempre essere più realista del re, dal governo Monti in poi si è attenuta più o meno alle regole.

In sostanza, Draghi ha messo in opera il suo “whatever it takes” per salvare l’Euro, ma ora tocca all’UE (quindi a Juncker) muoversi per sospendere il vincolo del 3% fino a quando la ripresa non sarà ben avviata.

Chissà quanto tempo ci vorrà prima che il “nein” di Angela Merkel diventi un “ja”, nel frattempo, godiamoci l’illusione di avere un QE come le economie normali.

 

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