Quando la burocrazia rovina le vite

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A Civitanova Marche una famiglia si toglie la vita. Sembra che la notizia che ha destabilizzato una situazione già tesa sia connessa all’arrivo di una cartella esattoriale di Equitalia. E’ una tragedia che si poteva evitare?

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La drammatica vicenda che ha visto come protagonisti  Anna Maria Sopranzi, 68 anni, suo marito Romeo Dionisi 62 anni muratore ex dipendente e poi partita IVA ed il fratello della Sopranzi, Giuseppe 73 anni ci obbliga a fermarci e a pensare.
Per il rispetto di questa tragedia e delle persone coinvolte. Per il valore emblematico di una vicenda che riguarda non solo questa sfortunata famiglia ma  le persone che perdono il lavoro e con grande fatica cercano di ridefinire un nuovo progetto professionale. Nel caso specifico Romeo Dionisi aveva aperto una partita IVA per disporre dei contributi che gli mancavano alla pensione.
Il progetto di Dionisi è quello di chi si trova espulso dal mercato e si ricolloca nel lavoro autonomo aprendo una partita IVA. Per lavorare Dionisi aveva bisogno del DURC, il documento unico di responsabilità contributiva che consente ad INPS e INAIL di verificare se vengono pagati regolarmente i contributi del titolare e dei suoi dipendenti.
Ma se il contribuente è in ritardo con i pagamenti INPS o INAIL non rilasciano il documento richiesto dai committenti per avere la prova che i propri fornitori sono in regola con i contributi dei propri dipendenti.
La cosa si complica nel momento in cui la partita IVA non ha alcun dipendente e quindi il DURC non assolve più al compito per cui è nato. Da strumento di controllo di una forma odiosa di evasione, i contributi ai dipendenti da parte del titolare, si è trasformato in strumento di recupero di pagamenti da parte di INPS.
Questo è un punto su cui intervenire per interrompere un circuito vizioso che crea ostacoli nelle attività di tante partite IVA che non hanno collaboratori alle proprie dipendenze. Perché la mancanza di questo documento impedisce non solo i pagamenti dai committenti, ma anche l’avvio dei contratti.
Se la modalità di gestione del DURC aveva un senso discutibile prima della crisi, il peggioramento dei pagamenti a volte da parte della pubblica amministrazione stessa richiede una rapida revisione dello strumento che costituisce un ostacolo per le partite IVA prive di dipendenti.
Cosa fare? Chiedere al Ministero del lavoro una circolare esplicativa sull’utilizzo del DURC che ne riporti l’uso al significato originario di controllo dell’evasione dei contributi che il documento ha avuto.
C’è un secondo tema che è utile affrontare: le modalità di pagamento degli arretrati. Ravvedimenti operosi, cartelle esattoriali, sono le modalità di cui Agenzia delle Entrate, Esatri ed Equitalia si sono dotate per consentire al contribuente che non l’ha fatto prima, di pagare quanto dovuto al fisco.
Se il contribuente non ce la fa a pagare le ritenute perché è privo di liquidità cosa può fare? Rinviare il pagamento ottenendo formule diverse di rateizzazione. Ogni passaggio implica interessi di cui il contribuente deve farsi carico.
Il problema giunge quando per un qualsiasi motivo il contribuente non è in grado di pagare una rata. A questo punto lo Stato assume un atteggiamento punitivo. La norma implica un passaggio della gestione ad Equitalia e l’importo subisce un aggravio dovuto a sanzione pari al 30% del valore. Anche se è la stessa persona che avendo le difficoltà di Romeo Dionisi non ce la fa a pagare.
L’ inflessibilità dello Stato è volto unicamente alla tutela dei propri interessi. Eppure si potrebbero prendere una serie di provvedimenti, prevedendo segnali d’allarme che impongano un percorso di particolare attenzione da parte dello Stato nei confronti del contribuente in stato di difficoltà. Si potrebbe coinvolgere gli operatori che nelle politiche del lavoro e in quelle sociali hanno il mandato di prevenire le situazioni di disagio.
La tragedia di Civitanova e i tanti suicidi di imprenditori ci dicono che gli effetti perversi di automatismi delegati agli enti di riscossioni devono essere contenuti. La soluzione è definire modalità di valutazione dei singoli casi in cui gli operatori del territorio che possono in vario modo intercettare la situazione del contribuente in difficoltà sono titolati ad intervenire tramite organismi locali che non costituiscano doppioni di quelli esistenti. Ma che diano vita ad un lavoro di rete multidisciplinare che preveda formule di valutazione, di rating sociale che consentano al contribuente insolvente di ottenere una negoziazione del proprio debito con lo Stato.
Infine un’ultima annotazione che ha a che fare con le politiche attive del lavoro:  il disagio di persone come Romeo Dionisi sono un argomento di cui si devono far carico i servizi per l’impiego oppure si ritiene che le partite IVA, i piccoli imprenditori debbano cavarsela da soli? E i gruppi di auto mutuo aiuto, i percorsi di counseling che si vanno sperimentando in alcune città possono essere d’aiuto per chi si trova in situazioni come quelle di Civitanova? Domande che attendono risposte, interlocutori disponibili e soprattutto soluzioni innovative adeguate ai tempi.

Sergio Bevilacqua

Articolo tratto da Lavoce.info

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