I due principali problemi per l’Eurozona si chiamano Italia e Spagna, per ragioni diverse: quale dei due Paesi vedrà la fine del tunnel per primo ?
Qualcuno dice che “la luce in fondo al tunnel” sia una metafora infelice per un Paese con quasi il 30% di disoccupazione, certo non ha torto ma, in questo articolo, il nostro fine sarà capire quale Paese potrà tornare prima in una fase di crescita stabile della sua economia.
Partiamo dai dati sul PIL:
Tra i due Paesi, quello che sembra aver perso più ricchezza è proprio l’Italia (anche se di poco).
I dati possono essere visualizzati anche nel modo seguente:
Si nota molto bene il fatto che, anche se con timidezza, il PIL reale Spagnolo è tornato a crescere mentre quello Italiano, secondo le nostre stime, dovrebbe farlo presto.
In entrambi i casi, però, pare che la ripresa sarà molto fiacca.
Nonostante questo, i mercati finanziari stanno senza dubbio premiando Italia e Spagna con tassi di interesse sul debito pubblico praticamente identici (grazie alla credibilità della BCE in versione “Tedesca”):
- il rendimento dei Bonos Spagnoli a 10 anni:
- il rendimento dei BTP Italiani a 10 anni:
La situazione occupazionale dei due Paesi è molto difficile:
Un piccolo segnale positivo: gli ultimi dati per l’Italia danno un leggero aumento del numero degli occupati.
C’è poi il discorso del tasso di disoccupazione: la situazione è grave in Italia, ma in Spagna è disperata:
Stupendo il cartello visualizzato da Ballarò sulla Rai, in cui si diceva che la ripresa per la Spagna stava arrivando perchè la disoccupazione era scesa dal 27% al 26%. Come vedete, la situazione è molto pesante per Madrid.
Quello che più ci colpisce, oltre al tasso di disoccupazione giovanile:
è la cosiddetta disoccupazione a lungo termine, vale a dire quell’indicatore che conteggia chi non è in cerca di un lavoro senza successo da almeno 12 mesi:
Con tutti questi numeri il verdetto è facile: il mercato del lavoro Spagnolo si trova in una situazione ben peggiore di quello Italiano.
Questo è fondamentale, un Paese che cerca la via per la ripresa con un tasso di disoccupazione del 26% equivale ad un’automobile che entra in pista senza una ruota: il massimo che può fare è rimanere sull’asfalto, senza accelerare troppo per evitare il rischio di testa-coda.
Una cosa che non abbiamo letto da nessun’altra parte è che l’era dell’austerity sembra essere finita in Italia e in Spagna, almeno per quanto riguarda il capitolo “spesa pubblica” (per l’altro capitolo, quello delle tasse, non ci siamo ancora):
Per quanto riguarda i consumi, in Spagna il crollo sembra essere terminato, cosa che non possiamo ancora dire per l’Italia:
Entrambi i Paesi hanno attuato una politica di tremenda svalutazione del mercato del lavoro, con tagli selvaggi ai salari:
Definendo il livello dei salari di Gennaio 2011 pari a “100”, vediamo che il taglio dei salari si è sentita molto di più in Spagna che in Italia.
Il che ci porta all’andamento dei prezzi:
Come volevasi dimostrare: l’Italia non entrerà in deflazione se prima non lo farà la Spagna.
Questo articolo potrebbe essere aggiornato ogni giorno con nuovi dati macroeconomici, per ora crediamo che sarà l’Italia ad uscire meglio dalla crisi rispetto alla Spagna, quanto detto per il mercato del lavoro è sufficiente a raggiungere questa conclusione.
Tuttavia, vi invitiamo a mettere in dubbio questa affermazione ogni giorno per “testarla”, guardate ad esempio l’andamento dell’indice PMI dei servizi:
- Spagna:
- Italia:
Pare che il settore terziario Italiano sia più indietro nella crescita rispetto a quello Spagnolo. Non fatevi ingannare: nel 2010-2011 l’Italia ha guadagnato molto di più della Spagna in termini di produttività. Per tale ragione è abbastanza logico vedere una crescita maggiore del settore terziario Spagnolo rispetto a quello Italiano nei prossimi mesi.
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