2014: Quali nazioni cresceranno ? E quali no ?

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L’analisi dell’andamento dell’indice PMI manifatturiero per le principali economie nel 2013 dovrebbe dirci molto sull’andamento del ciclo economico e, dunque, possiamo fare qualche previsione per il 2014

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Delle 21 nazioni di cui markit stila ogni mese il famoso indice PMI manifatturiero, solo 4 si trovano in zona di “contrazione tecnica”.
Come ben sintetizza ZeroHedge, infatti, solo Francia, Grecia, Australia, e Russia hanno attualmente un indice PMI inferiore ai 50 punti (dunque negativo):

L’anomalia Francese sembra essere piuttosto preoccupante (parliamo di “anomalia” in quanto l’indice è nettamente più basso rispetto alla media dell’Eurozona) e, probabilmente, è da imputare alle politiche maccheroniche di François Hollande delle quali vi abbiamo già abbondantemente parlato.

La Grecia si trova nella sua particolarissima situazione che abbiamo sintetizzato con due termini: deflazione e disperazione.

Ci auguriamo che la presenza degli altri due Paesi in difficoltà non vi stupisca, in quanto stiamo parlando di due economie iper sopravvalutate: l’Australia e soprattutto la Russia.

L’indice PMI manifatturiero, lo ripetiamo ancora, è probabilmente il miglior indicatore attualmente disponibile per prevedere l’andamento del PIL di un Paese nei mesi successivi (in media si osserva un ritardo tra PMI e PIL di circa 3-5 mesi). Quando il PMI supera quota 50, allora il PIL dovrebbe crescere nel trimestre successivo, se invece l’indice è minore di 50 ci si aspetta un calo del prodotto interno lordo. Ricordate però che l’ipotesi fondamentale qui è che l’oggetto della nostra analisi sia un Paese che basa il suo sistema economico sul settore industriale (per il Regno Unito, ad esempio, è normalmente considerato più corretto analizzare l’indice PMI dei servizi piuttosto che quello manifatturiero).
Quello che vorremmo aggiungere oggi sul tema è una “piccola” pulce nell’orecchio di Goldman Sachs (o meglio, dei suoi analisti) sul metodo di analisi che va seguito per questo indice in Europa.
GS ha pubblicato qualche mese fa un grafico impietoso:

Notate che l’andamento del tasso di disoccupazione è stato capovolto, in modo da mostrare la correlazione tra PMI e disoccupazione nell’Unione Europea.
Come fa ben notare Goldman Sachs, la netta ripresa del PMI che si è vista nel 2013 per l’Europa non coincide con un miglioramento della situazione del mercato del lavoro, che ha semplicemente arrestato il suo crollo.
Con una disoccupazione così alta, l’indice PMI rischia di perdere rilevanza per l’economia o, meglio, rischia di portare ad eccessi di ottimismo. Gli analisti di GS dicono esplicitamente che, in queste condizioni, una crescita del PMI per l’Europa sembra solo anticipare un periodo di “crescita quasi piatta”, vale a dire una crescita a tassi bassissimi a causa della mancanza di lavoro.

A questo punto, chi ha studiato un po’ di economia nella sua vita potrebbe avere un dubbio abbastanza inquietante: non sarà mica che la crisi ha alzato il tasso di disoccupazione “naturale” delle nostre economie ?
Il danno sarebbe quasi irreversibile.

Ci sono poi le previsioni di JP Morgan che lasciano una piccola speranza anche per il nostro Paese nel 2014:

 

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